II grande scienziato, il diabolico inventore, le mostruose prospettive della biogenetica, la tetra pesantezza dell’uranio, la sgomenta umidità di laboratori mitteleuropei, sono il lato del bosco, la parte tenebrosa e meccanica del gioco. Bene. Nell’altra parte, baciata continuamente dal sole, è nata la palla, l’oggetto rimbalzante. È arrivata per stupire, per corrergli dietro e non può essere nata altro che in Grecia, caduta dal cielo dell’Olimpo sulla terra per confondere, o inventata da un giovanotto qualsiasi per mandare qualcosa di se stesso al suo Dio. Anche il prosciutto e melone, la pizza, i fuochi artificiali d’estate, sono nati nella parte del bosco esposta al sole, mentre il tango, Maradona, una certa commozione, il pallore energetico della luna, il sedere a mandolino, vengono dall’Argentina e dal Brasile e dai loro boschi accecati. La musica è rimbalzante come la palla ed inventa un gioco quasi matematico che annulla i soffitti, fora la nebbia, accappona la pelle, certe volte ferma anche il cuore, altre è veloce come il lampo ed acceca. Comunque e sempre… rimbalza. Dal lato oscuro del bosco, qualche volta escono parole, smorfie spiritose e simpatiche, schiaffi da clown, scarpe sgangherate, scorreggiometri di ogni tipo; tutto un “armamentarj” per far ridere e giocare, plastica sul mare che spesso mortifica. Dal bosco pieno di sole escono invece altri giochi: nasini esquimesi che si sfregano, lunghi silenzi, occhi che si sorridono, lingue nelle boccucce che si rincorrono e tra di loro si legano, alcuni resti infantili di idrovolante per fughe possibili, un rossetto di una cara mamma, alcune combinazioni per arrivare sia in cielo che sulle stelle, l’amico fidato, un delirio di finita povertà, il 2000 che ci vede tutti fratelli dentro una teiera di Canton, qualche granello di nessun sopruso e finalmente tra lo stupore generale un nano di pace mescolato con due etti di bontà.  


Lucio Dalla


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Smemoranda 1989


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