Essi si amano. Il caso e il vento li hanno voluti appiccicati l’uno all’altro come lo sterco all’erba. Appiccicati attendono il mattino guardando il disco arancio del sole che ricorda il viso di lei, che ricorda il viso di lui.
Essi lo sanno che forse oggi è l’ultimo giorno, perché c’è sempre un ultimo giorno e allora tanto vale che sia oggi, in questo tempo di fine primavera, burrascoso e assolato. Il vento li piega, ma solo leggermente quando i giustizieri appaiono in fondo alla scarpata.
Altri ne erano giunti, nei giorni scorsi, nelle scorse settimane. A uno a uno, tutti i loro compagni sono periti nel “rito”. Se ne vedono ancora vaghi resti rinsecchiti, qua e là.
E allora essi si stringono più forte grazie al vento che li fa rincontrare faccia a faccia in un bacio di addio. L’ultimo lungo languido bacio arancio.
I giustizieri sono arrivati, volgari e pesanti. Appoggiano i larghi culoni proprio accanto a loro. 
Il giustiziere maschio ha baffi curati alla buona, il giustiziere femmina ha guance rosse e sorriso ebete.
Essi guardano i giustizieri e stanno ancora avvinghiati e forse tremano, perché lo sanno che adesso comincia il “rito”.
La femmina li strappa entrambi dal suolo e uno lo dona al maschio. Ora essi sono separati e sanno che sarà per sempre, lo sanno, lo hanno visto troppe volte. Petalo a petalo avvertono la vita venire meno. Sempre più spogli, salutano il breve attimo che li ha visti apparire sulla terra, due margherite innamorate dal viso arancio come il disco del sole del primo mattino. E quelle parole atroci: “M’ama, non m’ama”, che anche per essi significano morte, si perdono nel vento schizofrenico della tarda primavera. Ora i giustizieri se ne vanno abbracciati, sono spariti in fondo alla scarpata.
Essi sono rimasti sparpagliati al suolo. Due margherite innamorate e smembrate dai dubbi degli umani che non sanno mai chi li ama, chi non li ama.
Le due margherite lo sapevano, lo sapevano di amarsi da sempre, da prima di essere nate, senza bisogno di strappare petali a nessuno.
Ora essi sono pezzi d’erba sul terreno, brandelli di stelo e due piccoli dischi arancioni. Del loro troppo tenero amore resteranno solo vaghi resti rinsecchiti, qua e là.


Natalino Balasso


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Smemoranda 2005


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