Dorme. Gian Cester dorme. Ignaro d’essere il protagonista di questa storiella nuiorchese. 
Una strana storiella nuiorchese, dove nessuno apre il frigo ogni tre righe per spararsi una birra e dire scit oppure ochei, ragazzo.
Dorme. Comodamente adagiato nel suo letto ad acqua da singol, dorme. Lui, grande schiantagnocche, dorme. Beato d’essere un uomo da profumo musk.
Un uomo del tipo che prende le donne a schiaffi. Anche se lui sugli schiaffi non è molto d’accordo, preferisce i pugni. Dorme. Come tutte le mattine descritte dagli scrittori americani anche qui, purtroppo, un fottutissimo raggio di sole entra dalla finestra e lo sveglia piano. Si sente strano, indolenzito.
Apre gli occhi e vede tra le lenzuola una mano di donna, bella, affusolata, con le unghie laccate di rosso. Vuoi vedere che quella fottutissima gorl di ieri sera non se ne è tornata a casa sua? – pensa.
Si siede di scatto sul letto. Guarda la mano. Lo sguardo, con orrore, passa all’avambraccio e sempre più su…il braccio è attaccato alla sua spalla. Di colpo si ritrova davanti allo specchio grande. 
Non c’è dubbio: è diventato una donna. Attraente quanto si vuole, ma pur sempre una donna. Sconcertata si guarda, si tocca, si sofferma sul seno. Apre i pantaloni del pigiama di seta, ma è donna anche lì. 
Lui, proprio lui, una donna. Come faccio adesso – pensa – ad andare in ufficio…non ho neanche uno straccio da mettermi! Bussano alla porta. – Sì? – mormora con una voce morbida.
– Apri sono la tua mamma. – Si precipita alla porta, l’apre. Abbraccia la mamma, sconfortato. – Mamma…mamma…! – Mi chiama mamma, signorina? Ho capito! Quello schiantagnocche di mio figlio finalmente si sposa. Sì, chiamami pure mamma. Sono così felice! O mai gad.
Esce la mamma, cinguettando la marcia nuziale.
Lui/lei si siede sulla poltrona, stordito/a. Poi, preso da un impellente bisogno, va in bagno.
Precipitoso/a la fa in piedi e si bagna tutto il pigiama. – Ecco – brontola – in questa casa tutti sporcano, tanto c’è la serva che lava!
Si mette un altro pigiama, bianco. Gli sta benissimo. E’ della sua misura. La porta si apre di schianto. Entra Giorg, il vice-schiantagnocche. Grande amico di Gian.
– Oh, mi scusi… cercavo il mio amico. – Non…non c’è…per oggi non rientra. – MA non deve lasciare sola una ragazza così carina…ho avuto un’infanzia così difficile…Mia moglie non mi capisce…sono un gentiluomo, non lo viene a sapere nessuno…tanto a lei cosa le costa…un regalino, semmai. I due si ritrovano sul letto. Lei/lui lo respinge con un pugno.
Ho sentito – pensa- di gente che tradisce con la moglie del suo migliore amico, ma direttamente con l’amico, mai. Eppoi con quel porco di Giorg, proprio non ce la faccio.
– Non sai quello che ti perdi…- sono le ultime parole di Giorg sul pianerottolo.
Preso dall’ansia si mette a leggere un blu moon e piange perché lui la tradisce con la segretaria. D’improvviso ha un’idea. 
Forse se si riaddormenta, ritorna ad essere un uomo. Si mette a letto. Ha freddo. Come tutte le donne. Si assopisce in fretta. Dorme. La donna che prima era un uomo, dorme. Il solito fottutissimo raggio di sole di prima, la sveglia alcune ore dopo. Apre un occhio e vede una mano villosa sul cuscino. La guarda su, fino alla spalla. La riconosce: è la sua villosa spalla di macio.
E’ tornato un uomo, uno schiantagnocche. Va allo specchio grande. E’ proprio tornato un uomo.
Apre i pantaloni del pigiama per controllare lì, dove la virilità è più evidente…che orrore!
Più di prima, quando era donna, molto di più. Si guarda ancora e con quanto fiato ha in gola, urla: – Noooooo, EBREO noooooo!


Lorenzo Beccati


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