Ho scalato le Generali

di Daniela Hamaui su 16 mesi - Smemoranda 1987





Ho letto l’Alberoni. Un tempo aveva il riporto, l’Alberoni, ora è calvo come una patata: ma a me, devo dire, mi fa ballare le ginge, che sono poi le ginocchia, da tanto è bello. C’è più sesso nel suo libro che in tutta la mia vita, nonostante i rimorchi da squinzia (uhei, non c’è un locale nuovo a Milano in cui io non mi sia fatta arpionare da temporanee anime gemelle). Ma adesso è diverso, e non crediate che io continui a strapazzarmi: sono una free-lance (che non vuoi dire “libera lancia” come crede il mio commercialista) di cui presto tutti parleranno. Sento una sensazione di leggera follia. La telefonata del direttore del quotidiano cui collaboro ormai da secoli è finalmente arrivata. Per la verità era la segretaria. “Si presenti domattina. Si firma il contratto.” Fosse stato però tra un mesetto, che la temperatura media è sui 20, mi sarei inguaiata in un made in Italy estivo un po’ più sexy. Insomma al meglio di me. Invece mi toccherà di andarci col vestito nero che non ne può davvero più. Funzionerà. Adoro viaggiare, e chi no? L’anno scorso, pensate, mi sono aggregata a un devastante collettivo in Jugoslavia, l’unico posto dove se anche prendi il sole nudo non finisci in Siberia. Ma che sbattimento! Quest’anno la musica cambia: posso accatastare piatti di plastica su una barca stracolma di yuppies sulla barriera corallina d’Australia o giù di lì. Ci vado? Non ci vado? Prendo tempo, come il giocatore di poker. C’è un tizio, di cui vi mostrerei volentieri una polaroid, per cui forse varrebbe la pena di rinunciare alla barca. L’altra sera mi si avvicina. Eravamo a una festa, una di quelle serie, non da tanto al mucchio. Avevo con me due amici al cui confronto Otello era un tipo aperto. Mentre lui butta l’esca, a cui avrei volentieri abboccato, i due amici ringhiano. “Mordono”, fa lui. E ci siamo messi a parlare. Non sarà l’uomo della mia vita però qualche extrasistole me la procura. Gli vorrei far vedere i bicipiti che mi sono venuti alzando pesi in palestra, come la girl di Manhattan. Al fisico ci penso, cosa credete! L’aerobica mi ha massacrato per anni, ho imparato il tango perché fa bene alle caviglie, sudato al Conti per annientare la cellulite. Ma il mio sogno è la palestra Pastamatic: cento braccia che lavorano per me. Coltivo anche le lingue. Un certo Shenker per me è peggio di Dracula. In cambio di una corretta pronuncia inglese, mi ha succhiato una barcata di soldi. Non mi spavento: questo è sicuramente l’anno dell’inglese. Riuscirò ad aspirare l’acca meglio del Bidone Aspiratutto. Come avrete capito, sono una che non si nega niente, che non fugge di fronte a nessuna avventura. Per me la vita è rischio, e rischio forte: son persino disposta ad andare da Coppola per un taglio alla Kim Basinger. Mi darebbe un’aria più free (non lance), e poi c’è quella giacca dal look un po’ city-sex (non è una automobile, che cosa avete capito?) che vorrei e non vorrei. Insomma, il mio momento è arrivato. Anche in banca la pensano così dopo che ho rovesciato allo sportello i soldi guadagnati scalando le Generali. I miei vicini di casa mi guardano come se fossi un pollo arrosto, domandandosi da che parte potranno iniziare a spolparmi. Questa del pollo, per la verità, è una sensazione che ho spesso. Ma torniamo al nocciolo. Sono avventurosa, lo so. Almeno come una tigre del Congo (ci sono?). Ma anche intellettuale, una che ha letto il giusto, non scherziamo! E Kafka lo conosco bene. E se lui dice: “Non occorre che tu esca di casa. Resta al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare nemmeno, restatene tutto solo e in silenzio. Il mondo verrà da te a farsi smascherare, non può farne a meno, si voltolerà estatico ai tuoi piedi”. Un po’ di ragione l’avrà.


Daniela Hamaui


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