I social network non sono nati per fare amicizia. Mettiamocelo nella testa. Mark Zuckerberg (che cavolo di nome questo però, io con un nome così un nome d’arte me lo sarei trovato) quando si chiuse in uno sgabuzzino a programmare per creare Facebook aveva un unico scopo: broccolare le ragazze della sua università, perché era un po’ sfigatello e non aveva un gran successo facendolo di persona. Questa è la realtà. E non si discute. Perciò rivediamo le cose: su Facebook non si dà e non si chiede l’amicizia, su Facebook si dà e si chiede la possibilità di farsi e di fare broccolaggio pubblico e spudorato. Quindi su Facebook, al massimo, troverete la fidanzata o il fidanzato, che broccola con un altro o con un’altra. L’amico lì sopra scordatevelo. E fuori uno. Twitter? Ancora peggio. Twitter è un privé. E la rivista di gossip pubblica. Dentro è pieno di vip o sedicenti tali (vedi me). In discoteca di solito il privé è in posizione rialzata di modo che tutti possano osservare le gesta dei “vip” che li popolano. Su internet c’è Twitter e così i vip “twittano” una dose smisurata di cagate alle masse di follower adulanti, le quali masse di follower credono che si attui il sillogismo “il vip scrive, io leggo, io e il vip siamo amici”. E invece no, perché se provi a scrivere al vip, lui proprio come in discoteca, non caga nessuno e risponde solo a vip di analoga fattura di cui ha il numero di telefono, e in teoria potrebbe anche messaggiarsi in privato, ma lo fa su Twitter perché così fa vedere a tutti che è amico di quel vip. E vippezza tira vippezza, si sa. E fuori due. Gli amici veri non è facile trovarli. Io uno ce l’ho, siamo amici da diciannove anni. Ci siamo conosciuti il primo anno di università e siamo diventati fratelli. Insieme ne abbiamo fatte tante: abbia- mo dormito in alberghi di prima categoria, e sui sedili di una macchina a Catania, siamo andati a Ibiza di nascosto dalle fidanzate, ci siamo nascosti nudi in un armadio, ci siamo mandati “affanculo”, ma senza mai crederci per davvero. Abbiamo riso tanto, abbiamo anche pianto, nella vita c’è anche quello. Una cosa però non l’abbiamo mai fatta: il conto di chi chiama l’altro per primo. Passano anche mesi senza vedersi, ma quando ci si vede e ci si sente è sem- pre una gioia. Ecco, con lui non siamo amici su Facebook e lui non mi “follo- wa” su Twitter.