Il mio posto preferito sul pianeta

di Enrico Brizzi su 16 mesi - Smemoranda 1999





Il mio posto preferito sul pianeta è giusto dall’altra parte, dove la Micronesia si sgrana in isole-stato abitate con grande discrezione da poche migliaia di pescatori e poeti, dove la notte si mangiano tortillas di manioca intorno ai falò in riva al pacifico, dove persino le costellazioni in cielo sono disegnate diverse da qui. Il mio posto preferito sul pianeta, non dico sia dietro l’angolo comunque arrivarci è più facile che smettere di fumareo imparare il solfeggio: il grosso dello sbattimento è approdare ad Auckland, Nuova Zelanda. Da lì puntate a nord verso le isole Figi, e quando vi sembra di essere quasi arrivati piegate a destra e proseguite un altro po’. Se seguite correttamente le istruzioni non potete che arrivare in vista di un grazioso arcipelago di circa centocinquanta isole e isolette: Tonga, il mio posto preferito sul pianeta. A Tonga è estate per undici mesi all’anno, e in gennaio i tipici pappagalli pagaiatori tingono di verdee azzurro le piume della coda. A Tonga i fiori hanno colori che neanche le tavolozze di Vincent Van. A Tonga ho degli agganci di X-tra lusso. Se resta tra noi, posso anche dirvelo: sono amico di sua maestà Taufa’ahau Tupou Quarto, l’ultimo monarca illuminato dei mari del sud. Certo, Taufa- come si fa chiamare da noialtri regaz habitués dei pomeriggi a corte – è spesso occupato con gli affari di stato, il bilancio e la rivalità col vicino arcipelago di Tuvalu, ma appena può scende in veranda a intrattenere gli ospiti con ipnotiche esibizioni al didjeridoo. Noialtri in bermuda e adidas gazelle ci allunghiamo tra le stuoie e i cuscini del giardino pensile, tranquilli sotto le foglie di palma che rivestono il pergolato, e il soffio di Taufa esce dalla bocca dello strumento come un vibrante invito all’immobilismo e la meditazione toglie peso al tempo che passa e ribalta le convinzioni. Sul giardino pensile di Taufa si può bere il liquore tongano di patate, fumare infiorescenze fresche o seguire in cielo le traiettorie ad arco dei jumpin’jacks, gli uccelli saltatori dal piumaggio prismatico. Sul giardino pensile di Taufa ci confidiamo, noialtri regaz arrivati dai forse quattro angoli del mondo; raccontiamo di quando credevamo ancora ai giornali e la televisione; ridiamo di ch ici spronava a rientrare nelle righe, diventare persone a modo. Sul giardino pensile di Taufa il didjeridoo manda fuori suoni antichi, e sembra chiederci soltanto di non smettere mai. “Non credete a tutto quello che dico”, dice Taufa quando è stanco di soffiare. “Qui a Tonga a volte lucidiamo la realtà”. Noialtri regaz facciamo di sì conla testa, ché ormai conosciamo il carattere ospitale degli isolani. “Non pensiate che siamo dei bugiardi”, dice anche, “lo facciamo soltanto per regalare ai nostri amici racconti più splendenti”. Prima di pranzo, quando siamo un poco allentati dalla fame, noialtri ospiti in bermuda e adidas gazelle sguinzagliamo lo sguardo oltre il parapetto di assi incrociate, sulla tavola color cobalto dell’oceano, puntinato indistanza da altre isole in cui altri amici sono alle prese con altri aperitivi.Prima di pranzo, Taufa monta col cuoco all’acquario delle cucine, benedicei saporiti pesce-raviolo che tra mezz’ora ci sfameranno e ancora nuotanoignari. Prima di pranzo, Taufa schiocca forte le dita e il mastro tovagliolarodi corte gli annoda dietro la schiena il Bavagliolo del Monarca, un enorme drappo leopardato di macchie d’unto appartenuto a tutti i re della dinastia, padre e nonno e bisavoli di Taufa: secondo la leggenda che circola a Tonga, ogni macchia testimonia un pranzo regale passato in amicizia sul giardino pensile, e lavarla via significherebbe mancare di rispetto agli ospiti del passato, cancellare il ricordo di risate e riflessioni che è meglio restino a galla con noi.


Enrico Brizzi


Vedi +

Smemoranda 1999


Vedi +