Io odio il tema libero

di Licia Troisi su 16 mesi - Smemoranda 2017





Sto per esprimere un parere impopolare. Mi capita sempre più spesso, di recente, ma giuro, non lo faccio apposta. Ma questa devo proprio dirla: io odio il tema libero.

Odiavo quando me lo davano a scuola, lo schivavo sempre con tutte le mie forze. Due sono le immagini che mi evoca: Lisa Simpson che, durante uno sciopero degli insegnati a Springfield, scongiura la madre di darle dei compiti, e la devastante ultima puntata dell’anime Evangelion, quella lì col protagonista schizzato a matita su un foglio di carta bianco, che non sa dove andare perché le possibili direzioni sono illimitate. Ecco, di fronte al tema libero mi sento così. La vertigine delle scelte infinite, il labirinto delle possibilità, l’abisso del “e adesso di che cacchio parlo? Dammi un argomento, uno qualsiasi, e io ti faccio una discettazione in otto facciate, ma non lasciarmi libera, non lasciarmi libera!”

Potrei buttarla sul colto, e dire che la creatività ha bisogno di costrizioni. Ci farei davvero una bella figura, perché questa non è mia, ma l’hanno detta in molti prima di me. Per esempio, la prima volta la lessi a quindici anni nelle postille a Il Nome della Rosa, il mio libro preferito, letto finora diciotto volte. Sì, lo leggo una volta l’anno circa da allora, in genere nel periodo di Natale. Ma poi scoprii che l’aveva detto anche Calvino, se non erro in una delle sue Lezioni Americane. In fin dei conti, la paura del foglio bianco non è questo? Che non sai da dove cominciare, perché davanti a te si aprono infinite possibilità, e, voglio dire, come fai a scegliere? Magari in questo momento sono ossessionata da quel motivetto tanto orecchiabile di quella pubblicità lì e non riesco a pensare ad altro… ci faccio un tema su? “Analisi della musichetta della pubblicità delle gomme da masticare” (l’avete visto Inside Out, vero??)? Oppure sono innamorato e non penso ad altro, e non posso parlare di lei/lui, che magari ancora non lo sa, e poi non mi sembra un tema che prenderebbe otto, uno sulla Ragazzina dai Capelli Rossi. No, preferisco giocarmela con un argomento fissato. Del resto siamo nell’epoca dei social e del dominio delle opinioni sui fatti, tutti sappiamo sempre cosa dire su un argomento dato.

Però la verità è che la ragione per cui odio il tema libero è un’altra: sono ansiosa. Non patologicamente ansiosa, o per lo meno non sempre. La mia testa è impegnata al 99% del tempo cosciente – a volte anche di quello incosciente, quando le preoccupazioni diventano sogni preoccupati – a elaborare i peggiori tra gli scenari possibili coi dati in suo possesso. In questa situazione la verità è che ti piacciono le cose regolari, fisse, i progetti e gli schemi. Per il mio ultimo libro ho scritto sessanta pagine di appunti, per dire. Mappe, schede, personaggi, luoghi, religioni… e la trama, ovvio. Per non dover mai incontrare il foglio bianco.

Ecco, e allora se tu come tema mi dai proprio lui, il foglio bianco, l’assenza di schemi, di progetti, di tracce, io che posso fare? Ovvio: una piccola dissertazione su quanto detesti il tema libero.


Licia Troisi


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