Io sono Nord, Sud, Est e Ovest. Io sono Zlatan Ibrahimovic.
Io sono Nord perché sono nato a Malmoe e, non solo calcisticamente parlando, sono e voglio essere considerato uno svedese. E’ vero, sono rimasto pochi anni nella mia terra, perché non ancora ventenne sono andato a vivere e a giocare in Olanda, ad Amsterdam. Però alla mia città e al mio Paese sono molto legato, lì sono cresciuto, lì ho ancora gli amici veri, quelli che c’erano e che ci saranno sempre, anche se non fossi quello che oggi sono. Della Svezia mi piace tutto, ma non è vero che siamo gente fredda e solitaria. E’ vero che ci piace programmare, che siamo concreti, ordinati, attenti, che abbiamo la cultura del lavoro, che non abbiamo paura di vivere in un clima particolare, dove l’inverno è lungo e faticoso, ma sappiamo anche divertirci, siamo ‘aperti’ agli altri. Ho il ricordo di un’adolescenza bellissima, dove il mio quartiere di Malmoe era l’ombelico del mondo.
Io sono Sud perché ho un carattere ‘caldo’, non sono un uomo passivo, mi piace vivere le emozioni forti, giocare negli stadi con tutti i tifosi contro. Non ho paura, so difendermi con le mani, anzi con i piedi, con il mio calcio, il mio talento. E mi piace la fantasia, l’invenzione, il colpo che nessuno si aspetta, il canto fuori dal coro. Anche nella vita, non solo nello sport… Al tempo stesso, però, mi piace l’onestà, la gente che ha una faccia sola, il compagno che è compagno nella vittoria e nella sconfitta, l’amicizia che è per sempre e non solo per l’occasione, per il momento. Come sono io. E mi piace la vittoria, giocare per raggiungere i traguardi più importanti, per migliorare giorno dopo giorno. Accetto la critica, sempre, ma deve avere delle ragioni. Altrimenti mi ribello, lo dico in faccia, non mi nascondo mai.
Io sono Ovest perché adoro gli Stati Unidi d’America, infatti spesso ci trascorro le vacanze con la famiglia. Mi piace il clima, l’anonimato in mezzo a tanta gente famosa, la possibilità di vivere in un ambiente confortevole e speciale, soprattutto per mia compagna, per i miei piccoli. Mi piace la professionalità ai massimi livelli, lo sport come espressione di un movimento meritocratico, la cultura dello spettacolo che porta negli stadi i nuclei famigliari, l’avvenimento come dura un giorno e non solo poche ore. Mi piace l’inglese come strumento di comunicazione con il mondo, per le sue sfumature, per la sua capacità di rendere, con una semplice frase, un concetto forte.
Io sono Est perché lì trovo le origini della mia famiglia, padre bosniaco e madre croata, gente che ha saputo creare qualcosa d’importante rischiando in prima persona. Mi piace il talento, l’arte e la cultura dello sport, anche quello orientale, l’uomo che si mette alla prova, il rischio della lotta, della sfida. Mi piace ancora parlare con la lingua di mamma e papà, sento forte il legame, la passione di popoli in viaggio, sempre alla ricerca, sempre in movimento. Con coraggio, senza mai nascondere la testa sotto la sabbia. Magari divisi dalla vita, ma uniti dai sentimenti immortali, naturali, come guardare un figlio e sentire che il cuore batte forte, che hai la pelle d’oca, che quasi non ti rendi conto che è nato da te, sangue del tuo stesso sangue, per sempre.