La città non appare diversa dal solito: tante persone racchiuse nelle proprie scatole di lamiera che si muovono nevroticamente e a fatica. Aria pesante e inquinata, cielo nuvoloso e umido. Fa ancora freddo. La città mi piace sempre meno.
Ma oggi, primo giorno di marzo, mi sembra ci sia qualcosa di diverso. Molte persone che abitano qui, o nelle vicinanze, si sono stancate e sono scese in strada, e per le piazze, per farlo sapere anche agli altri. Si sono stancate di essere discriminate, vilipese, oltraggiate, di soffrire costantemente la violenza altrui.
Così ripropongono le domande più antiche: perché io non posso essere eguale a un’altra persona? Non ci siamo forse messi d’accordo che esistono diritti “universali”? Perché io devo essere trattato in questo modo e subire quello che nessun altro vorrebbe subire?
Per la verità non tutti sono “scesi” in strada, c’è tra loro chi in strada già ci vive, o abita a livello stradale, o nei sotterranei. Ad ogni modo c’erano tante persone a protestare.
Sono entrato in quel corteo con in braccio Leone, che ha solo tre mesi. Abbiamo visto abiti coloratissimi, facce giovani e intelligenti, e ascoltato parole sincere.
Ho notato però che non c’era nessuno di coloro ai quali la protesta, e le domande, erano dirette. Come faranno a capire i problemi, se non ascoltano chi li vive? Non c’è da stupirsi, il potere vecchio e corrotto pensa solo a proteggersi, difende la propria cittadella, coltiva privilegi.
Eppure, vedendo quel corteo, ho pensato che un giorno potrebbero essere proprio loro, i discriminati e gli umiliati, a portare qualcosa di nuovo nella città. Una nuova cultura, tante nuove storie, nuovi modi di stare insieme, di capirsi…
Potrebbero essere proprio loro a dare senso alla città futura, a dettarne regole più “umane”, meno grette, molto meno stupide. A costruire, insomma, un nuovo modo di vivere associati, un insieme di persone anziché una jungla feroce.
È stata una sensazione. Ma ho anche sperato che siano loro, in futuro, a insegnarci di nuovo la via dell’eguaglianza e della solidarietà. Se così fosse, il piccolo Leone dovrebbe essere orgoglioso di aver partecipato a quel corteo, alla sfilata dei nuovi cittadini.
Finalmente un po’ di aria pulita nella città.
Evviva il 1° marzo, giornata bellissima.