La prima volta che incontrai il mio clone fu al cinema. Quella sera, ovviamente, avevamo scelto lo stesso film e, non casualmente, anche lo stesso posto a sedere. Ci liberammo a fatica da quell’incastro dopodiché, con grande gentilezza, gli cedetti l’intero posto pregandolo di sedersi di nuovo. Contemporaneamente egli fece lo stesso nei miei confronti. Continuammo così per alcuni minuti, con sincronizzati gesti di cortesia, finché non si spensero le luci e cominciò la proiezione. Con toni poco cordiali fummo invitati da alcuni spettatori ad abbassarci per consentire loro la visione. Ci buttammo a terra simultaneamente e cominciammo a strisciare alla ricerca di un posto libero. A quella quota, purtroppo, la visibilità era molto scarsa (giurerei che ci fosse anche un po’ di nebbia) per cui ci muovevamo molto lentamente aspettando che l’occhio si abituasse a quel quasi-buio. Inoltre, strisciando, non potevamo non trascinare con noi bucce di arachidi, carte di caramelle e lattine semivuote e ciò non faceva che rallentare la nostra marcia. Fu così che, in quelle condizioni, ci sorprese prima del previsto la luce dell’intervallo. Per vincere l’imbarazzo mi innamorai sinceramente della prima donna che vidi sopra di me. Era inevitabile che anche il clone si innamorasse nello stesso modo della stessa donna. Era altrettanto inevitabile che la donna, per troncare sul nascere l’evidente ascesa del nostro sentimento, ci schiacciasse le mani con il tacco della scarpa. Gridammo all’unisono producendo un gradevole risultato armonico. Capimmo allora che il nostro futuro sarebbe stato nella musica. Formammo un gruppo, un piccolo gruppo che, data la natura dei suoi due componenti, non avrebbe certo avuto problemi di affiatamento o di intesa. Gli unici problemi stavano nel fatto che tutti e due volevamo cantare e tutti e due suonare la batteria. Lasciammo libero sfogo ai nostri desideri e nacque così il primo duo di batteristi cantanti. Non si era mai vista sulla scena una formazione così particolare, né si era mai udito un simile stile musicale. Il coraggio ci diede ragione: il primo disco fu un successo, al secondo c’era già chi ci copiava (maledetti cloni fasulli). Ma prima del terzo, come succede a molti gruppi all’apice della gloria, cominciarono i dissapori. Era un’estate caldissima e il duo si sciolse. Da allora non ci vediamo quasi più. Le rare volte che ci incontriamo ci ignoriamo volentieri e, quando non possiamo fare a meno di trovarci l’uno di fronte all’altro, fingiamo entrambi di essere allo specchio: una passata di mano tra i capelli, un’aggiustatina alla cravatta, poi ci giriamo di spalle e via, scivoliamo nell’aria circostante uguali come due gocce della stessa acqua nella estenuante ma breve attesa di evaporare.