Dal romanzo ispirato al celebre docu-reality Ginnaste, il racconto della notte concitata (molto concitata) nelle parole di Silvia, un’atleta che il giorno dopo dovrà affrontare una grande sfida…

SILVIA
Giorgia ha passato la notte a girarsi e rigirarsi nel letto. Ogni tanto l’ho sentita sbuffare, il segnale che stava per cambiare di nuovo posizione. Verso mezzanotte mi sono alzata e ho preparato per tutte e due una camomilla con il bollitore elettrico che abbiamo in camera. In pigiama, siamo rimaste un pezzo dietro ai vetri della portafinestra del balcone a guardare fuori, soffiando sulla camomilla per farla raffreddare. La città si stendeva davanti a noi silenziosa e addormentata. Era mezzanotte passata. Il rumore delle rare macchine che passavano ci arrivava ovattato. Abbiamo visto le lucine rosse dei fari di due auto passare in lontananza in direzione della stazione e le luci chiare di una che passava sulla strada davanti all’albergo. Quando è arrivata sotto il balcone ha suonato il clacson, facendoci sobbalzare. Poi è sceso di nuovo il silenzio fra di noi. Il profumo caldo e dolce della camomilla mi riempiva il naso, la moquette mi pizzicava i piedi nudi. Un paio di volte ho sbirciato l’espressione di Giorgia. Era persa in un’altra dimensione, peggio che durante l’allenamento di quel pomeriggio al PalaFabris. Dopo due ore di disastri, nemmeno un esercizio riuscito. “Non offenderti” mi ha detto Giorgia, di punto in bianco. “Ma vorrei che ci fosse Alessandra.”

La camomilla non è servita a molto, Giorgia si è addormentata solo attorno
alle quattro e nelle successive quattro ore di sonno deve aver fatto brutti sogni perché si è lamentata per quasi tutto il tempo. A tratti sembrava che piangesse. Forse ha sognato Alessandra e la sua caduta, come mi ha detto che le capita da quando siamo partite per il ritiro. O forse ha sognato l’ultima telefonata con sua madre. “Mi auguro” le ha detto “che tu domani consegua risultati migliori di quelli che hai avuto in inglese fino a questo momento.” Che tu consegua, proprio così ha detto, l’ho sentito in viva voce. Quando arriviamo al tavolo della colazione e vedo le facce che hanno le altre, mi rendo conto che la nottata deve essere stata difficile per tutte. Solo Alberto e Sonia sembrano abbastanza riposati e cercano di tirare su il morale della squadra. Ma gli sguardi sono rimasti fissi sulle tazze del cappuccino.

Due tavoli più in là del nostro fanno colazione quelle di un club di una cittadina lombarda con il quale, mi ha spiegato Giorgia ieri al palazzetto dello sport, la rivalità è sempre stata a livelli intollerabili. Al contrario di noi, che sembra che abbiamo gli occhi aperti solo per via dei capelli tiratissimi nelle code, le nostre avversarie hanno un’aria riposata e sicura. Si voltano a ripetizione verso il nostro tavolo, sempre senza salutare e sempre senza smettere di ridere. Ma il peggio è quando arriviamo al PalaFabris con Sonia. Alberto ci ha preceduto ed è lì dalle otto per la registrazione e le varie formalità “burocratiche”. Adesso mancano pochi minuti alle nove, tra circa un’ora inizia la gara e il parcheggio sta già cominciando a riempirsi. Padova è tappezzata di manifesti dedicati alla gara, ne hanno parlato anche al Tg regionale. Come l’anno scorso, si aspetta l’arrivo di un sacco di gente. Le ragazze scaricano i borsoni dal pulmino con l’aiuto del solito signor Giovanni, che ci strappa una risata con un inaspettato “in gamba, ragazze!”, e seguiamo Alberto e Sonia nell’aria fredda delle nove del mattino. Il palazzetto è una gigantesca scatola nel centro di uno spiazzo enorme. Camminiamo una accanto all’altra, io tra Giorgia e Lucia.

 

Testo tratto da Ginnaste-Vite parallele, di Stella Ferraris
© 2011 RCS Libri S.p.A. Milano
In collaborazione con MTV


Stella Ferraris


Vedi +

Smemoranda 2014


Vedi +