Se ripenso a quando ho cominciato a lavorare (se di “lavoro” si può parlare), Live è la prima parola che mi viene in mente.
Avevo appena compiuto vent’anni e ancora non potevo sapere che per i successivi diciassette la diretta sarebbe stata la mia quotidianità. Sempre dal vivo, 7 giorni su 7.
Ora è subentrato un po’ di mestiere, ma all’inizio la tranquillità nel portare a casa la pagnotta improvvisando liberamente sul copione creava un pizzico di curiosità tra chi lavorava insieme a me. “Come fai?” era la domanda più ricorrente, ma anche quella che faticavo di più a capire. “Cosa c’è di più facile di essere in onda dal vivo?” mi chiedevo. Dover imparare e rispettare un copione è complicato, ma poter improvvisare e portare il discorso dove si vuole è una pacchia. Probabilmente era un ragionamento un filo semplicistico, dettato soprattutto dalla giovane età, ma mi fu presto chiaro dove avevo imparato a reagire in quel modo agli stimoli esterni. La risposta è davanti a voi in questo momento. Alzate lo sguardo dalla Smemo per un attimo e fissate dritto davanti a voi.
Esatto! La cattedra del professore. È lì che ho affinato la tecnica del Live. Non sono mai stato uno studente modello e ogni interrogazione era una performance per cercare di portare a casa un buon voto. Era la mia palestra per imparare a direzionare il discorso a mio piacere, a mantenere il sangue freddo davanti alle difficoltà, schivare le insidie e sfruttare al meglio i miei punti di forza.
Ogni interrogazione alla cattedra o davanti alla lavagna con i miei compagni a fare da pubblico era un Live estremo di cui dovevo necessariamente essere il mattatore.
A confronto XFactor è una passeggiata di salute!
Visto? Anche se non vi piace studiare sui libri, la scuola offre comunque spunti che vi saranno utili in futuro e resta una grande palestra di vita. Basta saperla sfruttare!