Saranno almeno dieci mattine che Laura si sveglia con una specie di groppo alla gola, come se stesse per soffocare. Un sogno, sempre lo stesso. Nuota sul fondo azzurro di una piscina, con naturalezza. E pensare che l’acqua non è proprio il suo forte. Al mare, malgrado i suoi quattordici anni suonati, Laura non si fida ancora a fare il bagno da sola. Invece nel sogno resta là sotto e niente le mette ansia, né la profondità, né l’assenza di ossigeno, né tanto meno la voce di suo padre che strilla come un ossesso. “Vieni su, vieni su, Laura, ti prego!”. Che senso di pace. Il mondo è vuoto, non può farmi alcun male adesso. E papà se ne farà pure una ragione. O no? Ecco, il guaio capita puntuale proprio dopo questo pensiero. Improvvisamente, Laura ha paura, tenta di risalire, ma non riesce. Lo zainetto che ha sulle spalle – quello fucsia, il suo preferito – sembra di piombo. Aiuto, aiuto. E meno male che a quel punto apre gli occhi e si accorge di essere nel suo letto. Sollievo, ma che batticuore.

Anche Federico si sente agitato al risveglio. Lui dice sempre a tutti che non sogna. Mica vero, è che non ricorda. O non vuole. Ma non c’è verso di convincerlo, è un signore cocciuto e figurarsi se a quarantasei anni è disposto a cambiare opinione. Eppure c’è qualcosa di misterioso che lo inquieta in queste ultime dieci mattine. Lacrime? Macché. E allora perché il cuscino è bagnato porca miseria? Verrebbe voglia di ricordargli che piangere non è una vergogna. Magari è un segnale. Si alza, va in cucina, caffè per favore, caffè. “Hai dormito bene, papà?”. Federico non ama chiacchierare a quest’ora, si sa, una smorfia è sufficiente. Quanto piacerebbe invece a Laura che le rispondesse e magari chiedesse: “E tu?”. Speranza vana. Soltanto la solita meccanica richiesta: “Vuoi un passaggio fino a scuola?”. Fossi matta, venti minuti a sentirlo gridare insulti nel traffico, che incubo, uno mi basta per oggi. E allora ciao, ciao.

Federico e Laura, un padre e una figlia. Per entrambi forse lo stesso sogno. È un caso? Chissà se un giorno se lo racconteranno.


Gioele Dix


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