Ci racconti qualcosa della tua città d’origine, Bahia Blanca?
Sono nato e cresciuto a Bahía Blanca: è la città dove ho imparato a giocare a calcio. Ogni volta che sono in vacanza torno lì, perché è il mio posto nel mondo.
Com’è stato l’impatto con Milano, considerata la città più europea d’Italia?
Bellissimo, Milano mi è piaciuta da subito. Tutto è bellissimo. Anche la mia famiglia non conosceva questa città ed è rimasta colpita quando è venuta a trovarmi.
È stato utile ricevere consigli da due argentini interisti d’eccellenza, come Milito e Zanetti?
Diego Milito è stato un mio compagno al Racing (Ndr, il club argentino in cui ha giocato dal 2014 al 2018): mi ha aiutato e mi ha consigliato fin dall’inizio come professionista. Poi quando sono arrivato all’Inter ho incontrato Zanetti: mi ha dato da subito il suo sostegno e so che posso contare su di lui quando ho bisogno.
Sei conosciuto come Lautaro, che è il tuo nome di battesimo: troppi altri Martinez nello sport?
Mi piacerebbe essere conosciuto con il mio nome. E in effetti so che ci sono molti Martinez nello sport.
Sappiamo che sei un campione, oltre che in attacco, anche di concentrazione e precisione: a scuola qual era la tua materia preferita?
(Risata) Sì, ho fatto molti test di concentrazione al Racing e questo mi ha aiutato molto a migliorare la concentrazione nelle partite. E penso che se fai bene fuori dal campo ne trai vantaggio anche dentro il terreno di gioco.
Mi piaceva la matematica ma ho sempre preferito il calcio alla scuola!
Da piccolo speravi già di diventare una stella del calcio? Chi erano i tuoi idoli?
Da bambino ho sempre sognato di vivere questi momenti. Lo dico sempre: se sogni con il tuo cuore le cose si realizzano. Ovviamente, bisogna sempre avere responsabilità, impegno e umiltà.
Bahia Blanca in realtà è molto famosa per il basket: che rapporto hai con il canestro e con questo sport?
A Bahia Blanca si gioca molto a basket. Mi piace come sport, mio fratello Jano ha quindici anni: gioca a Bahia e nella nazionale argentina U-15.
Sei chiamato El Toro, che dà un’idea della tua “leggera” grinta in campo: da dove è partito questo soprannome?
Me l’hanno dato due compagni di squadra quando sono arrivato al Racing. Hanno detto che ero forte e da quel momento in poi hanno deciso di chiamarmi così.
Hai una playlist prepartita?
No, non ho una playlist speciale ma ascolto sempre musica prima di ogni partita.
Ti piacciono i social?
Ho solo Instagram, non uso altri social network.
Il tuo piatto preferito della cucina italiana
Ce ne sono diversi che mi piacciono. Non posso sceglierne uno, sarebbe ingiusto… In Italia si mangia benissimo!
La tua famiglia è numerosa? Qualche altro talento dello sport tra loro?
Siamo tre fratelli maschi. Mio papà ha giocato a calcio nella seconda divisione del calcio argentino. Mio fratello maggiore Alan sta attualmente giocando nel club Liniers (Federal B) che è il posto in cui sono partito, e il più piccolo, che ha quindici anni, è quello che gioca a basket a Villa Mitre.
Pur essendo giovanissimo fai già parte di una delle nazionali di calcio più importanti del mondo: che effetto fa?
Sono stato al Racing e ci ho giocato con grande senso di responsabilità ma anche con la serenità di poter fare bene. Oggi ho la fortuna di giocare nell’Inter, un grande e storico club d’Europa, e faccio lo stesso, vivo tutto questo con piacere e soddisfazione, e do tutto per questa maglia.
Quest’edizione di Smemoranda è dedicata ai “Mai senza…” della vita: quali sono i tuoi?
Senza dubbio… un pallone da calcio
Un consiglio agli/lle smemorandiani/e che ti leggono…
A tutti ragazzi che ci stanno leggendo dico: seguite sempre i vostri sogni!