Io ho sempre paura di dire le stesse cose, quando parlo dell’Orrido. Per fortuna, lui aggiunge sempre qualche nuovo e interessante tocco alla sua leggenda personale. Come la storia di quando ha deciso di leggersi Dostoevskij in lingua originale.
Oh, capisco, lo so che a vederlo da fuori, insomma, a uno non viene in mente di associare Dostoevskij all’Orrido: a guardarlo, quest’uomo mastodontico che vedresti bene su una Harley Davidson con una biondona scosciata
appesa dietro, questa creatura che ha ridotto il suo abbigliamento a due sole magliette nere, quella degli Ac/Dc e quella dei Motorhead, a vedere i suoi baffoni spioventi, il modo in cui può ingurgitare una terrina di fagioli e salsicce in trenta secondi cronometrati, a sentirlo mentre riproduce Bohemian Rhapsody con rumori di ventre e di gola, a tutto lo collegheresti tranne che al celebre scrittore.
Tengo a precisare che l’Orrido cavalca veramente una Harley, sulla quale non carica solo delle biondone, però, dato che il suo misterioso ma indiscutibile fascino lo obbliga a selezionare le spasimanti per mesi tematici: il mese delle macellaie maritate, il mese delle donne calve, il mese delle sosia di personaggi dei telefilm, insomma, capite, una vitaccia. Ecco: l’Orrido, qualche tempo fa, ha letto non so dove che la vita non è degna di essere vissuta se non
si è mai letto Dostoevskij in lingua originale. L’Orrido, il russo, non lo sa. E allora lo ha imparato. In una notte. Ha
scaricato un corso di russo da internet, uno di quelli in cui ti metti le cuffie prima di andare a dormire e impari la lingua durante il sonno, una di quelle cose che non hanno mai funzionato con nessuno. Siccome però nessun cervello è il cervello dell’Orrido, lui ha imparato il russo in una notte. E così ha letto Dostoevskij in lingua originale.
Un giorno è entrato in osteria tutto soddisfatto, ha sbattuto sul tavolo L’idiota in russo e ha dichiarato: “Ho finito”. “Hai letto tutto Dostoevskij in lingua originale?” ho chiesto. “Ho letto tutto Dostoevskij in lingua originale.” “Quindi?” “Non è il mio genere” ha concluso. Ha ordinato due caraffe di vino, poi è uscito con una barista di nome Alice. Questo è il mese delle donne col nome che non finisce con la a. “Fa caldo” ha spiegato “non avevo voglia di impegnarmi.”
Sì, lo so. Vorreste averlo tutti, un amico come l’Orrido. Io ce l’ho.