M.D.T… Pentola che bolle

di Lucio Dalla su 16 mesi - Smemoranda 1996





Mediterraneo pentola che bolle. Ah… se gli uccelli parlassero, se i pesci cantassero e se le bianche nuvole del cielo, per un attimo, si abbassassero a raccontarci quello che hanno visto (nel tempo) e che non c’è più. 
Mediterraneo, basilico d’oro e prezzemoli che scappano, uve uvette che si staccano in ristoranti a tovaglie bianche sotto cieli di tutte le stelle e neon pirati di stradine quasi buie, da baci nei portoni e mani che scivolano sulle gambe. E pantaloni, e sottane ammucchiati in un angolo dei primi due gradini! E sopra al primo, secondo, e terzo piano le TV-mamme che gracchiano, i TG che si spaccano, le luci azzurro morte nelle cucine bianche che ci ricattano… da domani non esci più!!! … e via nella sua camera. Fuori nuovi cieli, nuovi confini e milioni di passeri neri che sbattono sulle pareti invisibili del vortex. Zingari dai cieli dei Balcani tergicristalli rotti, vetri sporchi lavati da mani con stigmate invisibili di nuova, santa, schifosa povertà e coltelli e fiocine per la sub-pesca ai pesci grossi e ricchi di proteine e sali minerali. E tu Betty, tu dagli occhi neri chi ti ha mandato… Gesù o le Madonnine che piangono e che ragionano o che massaggiano di Fatima, Fellini e Pasolini e Paolo Rossi o Jovanotti. Ra-peace… ra-peace.
Mentre il vento fresco della sera tarda a venire e non si asciugano le mutande e le lenzuola stese a lampadare come vele alle finestre. M. D. T.. turcomedio-comico-orientale di holding della fame, di sogni nei cioccolatini o nei vagoni di piombo, in scorie farmaceutiche svizzero-tedesche.
Mamma quanti santi avevamo nei paesini dell’Umbria e del Gargano arrampicati sui monti in riva al mare e quanti nuovi santi al nord o a quasi Milano così facili da vedere e da ascoltare, che ci entrano in casa a parlare, così impossibili da pregare.
Però la stella dove io e te ci parlavamo c’è ancora anche se lontano. La stella soprattutto, su il bello e il brutto. La stella che si specchiava nel mare, fredda e lucida come i pesci che l’andavano a trovare. La stella così grande che sembrava lì per cascare sull’erba secca del campo sportivo o nei cinema all’aperto, quella che tu portavi sulla fronte anche a letto come il bacio di tua madre, la stella delle sere d’estate sui campanelli delle porte, la stella del niente, del buio, delle promesse, delle reti vuote, dei sogni persi o mai fatti.
La stella lontana della notte.


Lucio Dalla


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Smemoranda 1996


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