“Che mondo?”, ti ho chiesto l’altro ieri. Mi hai risposto e ho capito quanto non ci capiamo più. Eravamo a tavola, fine pranzo, e avevo – seguimi bene perché il contesto ambientale è importante – avevo il grande cesto della frutta davanti. Otto chili di roba biologica assortita. L’avevo portata a braccia dal solito giro per le boutiques del biologico ultraortodosso. Frutta incontaminata, senza una particella di fertilizzante chimico. Roba coltivata in Umbria da coppie di tedeschi che a 50 anni hanno deciso di cambiar vita. Stanchi della frenesia di Francoforte e di un lavoro sempre uguale da alto dirigente della banca centrale europea. Ora vangano mele cotogne fuori Gubbio in un podere certificato biologico totale. Le mele sono brutte, piccine, rinsecchite e storchignaccole. Paiono gli scarti dell’Esselunga. Le mettono sul mercato a un prezzo che fa deglutire anche gli alti dirigenti della banca centrale europea. E sembra ti facciano un piacere. Noi ne abbiamo prese 3 chili. E poi le arance non trattate, il lampone naturale, l’albicocca secca maturata sull’albero. Da quando non sei più vegetariana ti trovo cambiata. Ora sei per il Fruttarismo Simbiotico. Il Fruttarista si nutre di frutta fresca, biologica e matura, e basta.
“Che mondo?”, ti ho detto con il coltello in mano. Mi hai guardata stupefatta. Neanche ti avessi chiesto se volevi un Big Mac. Poi sei rimasta a lungo in silenzio. Io ho pensato che è vero, chi mangia carne diventa aggressivo, ma anche un’alimentazione come la tua può privarti di qualcosa, tipo uno scatto bruciante. Mi son chiesto se Cipollini avrebbe vinto qualcosa con una dieta a base di cavolfiore. Poi se ci si può dopare con i germogli di soia coltivati in una soluzione d’estrogeni alla nitroglicerina. Mi stavo perdendo nei miei pensieri. Quando è arrivata la tua risposta avevo ancora il coltello a mezz’aria. Mi hai detto come vorresti il mondo. Non capivo bene. Diverso, con un ritmo meno frenetico, in un’armonia più alta con la natura. Probabilmente nella campagna toscana o in Umbria. Coltivando la terra e praticando il Crudismo. Mi hai spiegato che il Crudista pone come condizione necessaria l’assunzione di cibi crudi, soprattutto per motivi salutisti. Perché la cottura produce un impoverimento di tutte le componenti fondamentali per una buona e corretta nutrizione. Se ci fermiamo a riflettere un istante, dicevi, ci renderemo conto che l’uomo è l’unico animale sulla terra che ha bisogno di cuocere i propri alimenti, trasformandoli in maniera innaturale. Il Crudismo stimola la digestione, pulisce l’intestino e disintossica, fa dimagrire, idrata, non forma acido urico, è ipoproteico, economico e veloce. Diventiamo Crudisti insieme? Mi è venuto in mente che il mondo è crudele. Ma era solo un’assonanza fonetica. Ho risposto: “Ci devo pensare”. Perché io intendevo “Che mondo?” da mondare, verbo transitivo, “Privare qualcosa della buccia o della scorza”. Tipo sbucciare, ma più dotto. Così gli otto chili di frutta son rimasti lì. I litchi, le papaie, i manghi, le bananite, l’uva fragolina e la nespola del Giappone. Il melone dà già segni di cedimento strutturale. Domani farò la macedonia. Si chiama come la provincia ex jugoslava, perché è fatta con diversi tipi di frutta come la Macedonia era formata da diversi popoli.
Così ho pensato alle nostre difficoltà di comunicare. Poi mi è venuto in mente Slobodan Milosevic, quello che voleva fare la grande Serbia. Forse a fine pranzo la moglie gli chiedeva: “Prendi la Macedonia, caro?” Che mondo.