I nonni con il loro impegno quotidiano sono sempre stati per me un esempio da seguire. Anche da lontano, dall’altra parte del mondo ho percepito la loro vicinanza. E quando se ne sono andati ho voluto ricordarli anche durante le partite, scrivendo “Chau Abus” sulle fasciature attorno ai polsi. Il mio saluto per delle persone davvero speciali, a cui sono sempre stato affezionatissimo.
Li ho lasciati in Argentina quando non avevo nemmeno vent’anni e sono salito su un aereo per l’Italia. Una decisione non semplice da prendere, soprattutto a quell’età, ma io stavo inseguendo un sogno: diventare un giocatore di rugby.
Per realizzarlo ho rinunciato a molte cose, e una in particolare mi è pesata tantissimo: restare lontano dalla mia famiglia. Non mi sono mai pentito della mia decisione, ma questo non vuol dire che non sia stato complicato. Il legame resta sempre forte, e quando poi ci si ritrova ti accorgi che il filo non si è mai spezzato.
Mio nonno Castro – anche lui veniva chiamato Castro, proprio come me – se ne andò mentre io ero lontano, senza che potessi fare niente per lui. Sapevo che avrebbe avuto bisogno di me, soprattutto in quei suoi ultimi anni di vita in cui non era del tutto autosufficiente. Lo sapevo, ma non potevo fare nulla. Il nonno mi aveva dato tanto senza chiedere mai nulla in cambio. E io non potevo neppure stargli accanto nei giorni più duri della malattia… Spesso non sappiamo capire quello che è veramente importante prima di perderlo, si deve sentirne la mancanza per comprenderlo fino in fondo.
La famiglia è ciò che ci ha fatto diventare quello che siamo: i genitori e ancora prima di loro i nonni e i bisnonni.
Sono come pietre preziose che brillano nella tua vita, soprattutto nei momenti di difficoltà e allora tutto diventa più leggero. Loro sono sempre lì, e ovunque percepisci il loro affetto. Un sostegno capace di farti superare ogni difficoltà. Ciao, nonni!