Per far diventare il dio del rock

di Gianluca Morozzi su 16 mesi - Smemoranda 2010





Il dio del rock si diverte un casino sul suo trono a forma di chitarra. Perché elargisce doni, sì, ma esige sacrifici in cambio.

Anni Sessanta, Birmingham. Ti chiami Tony, suoni la chitarra. Lavori in un’officina in attesa di sfondare con la musica. Ce la farai. Non hai dubbi.
A un certo punto ti senti pronto: hai suonato in un po’ di band, ti sei fatto le ossa, e adesso è ora di provarci. Hai deciso: ti licenzi. Tanto sfonderai come rockstar.
È il tuo ultimo giorno di lavoro. Ti aggiri un po’ per l’officina aspettando la sirena di fine turno, quando ti tocca lavorare a una lastra di metallo. Lo fai con la testa da altre parti: tu, dentro di te, sei già su un palco a incendiare la platea con i tuoi assoli. 
Ma, di colpo, il mondo scoppia intorno a te. E intorno alla tua mano destra, rimasta imprigionata sotto la lastra.
In ospedale non possono far altro che amputarti due falangi. Addio chitarra. Addio sogni di gloria. Cadi in depressione.
Poi, un giorno, vieni a sapere la storia di un chitarrista zingaro. Lui si chiama Django Reinhardt, e ha perso due dita nell’incendio del suo carrozzone. Nonostante questo, non ha smesso di suonare: anzi, grazie alla sua menomazione, ha inventato un particolarissimo stile.
Allora, decidi, non ti arrenderai neppure tu. Fondi e modelli i tappi di due flaconi di detersivo, e li applichi ai tuoi moncherini. Poi abbassi la tonalità della tua chitarra, per allentare la tensione delle corde e poterla suonare con quelle protesi.
Con le corde allentate, il tuo strumento ottiene un suono cupo. Funereo. Adatto al chitarrista dei neonati Black Sabbath, gli alfieri del metal infernale.

Hai perso due dita per colpa del metallo, ma in cambio sei diventato Tony Iommi, un dio del metal. Tra molti, moltissimi anni, Ozzy – il tuo cantante – farà la parte del vecchio rocker stordito in un reality show, ma questo non ti riguarda per niente. 
Vedi? Con tutte le tue dita, con una chitarra normale, forse saresti diventato un musicista come tanti, in un’anonima band inglese come tante.

Costa un po’, ma dà soddisfazioni, far divertire il dio del rock.


Gianluca Morozzi


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