Negli anni Settanta avevo un amplificatore a valvole
con due tasti: uno con off e volume, l’altro jazz o normal.
Aveva un ingresso solo a cui si inseriva o la chitarra o un microfono.
Era perfetto; il massimo dell’efficienza e semplicità… anche
se la differenza tra jazz e normal non l’ho mai percepita e
neanche B. B. King a cui ho fatto provare l’amplificatore una
sera che è venuto da me a bere una spuma nera che gli piaceva
moltissimo.
Negli anni Nnovanta ho cambiato l’amplificatore con uno nuovo.
Tecnologico. Translucido. Un tasto grande, due medi, otto piccoli,
un tasto ‘function’, uno per programmare dodici tipi di suoni…
non sono ancora riuscito a farlo funzionare.
Non ho ancora finito di leggere tutte le istruzioni.
Settantadue pagine in inglese con un tot di variabili.
E questo aggeggio con tre lucine sempre accese. Perché??!!
Perché la tecnologia complica la vita?
Perché non ha come sottoscopo la semplicità d’uso?
Perché le istruzioni pesano più del prodotto?
Perché ho comperato un nuovo amplificatore se non suono più
la chitarra? (B.B. King sì però )
Stessa cosa mi è capitata col telefonino, lo schermo al plasma
e la vasca idromassaggio, che mi si è rivoltata contro e sono
vivo per miracolo. Ha però inghiottito una spugna beige a cui
tenevo molto e una manina con manico per grattarsi la schiena,
che ha poi ritrovato un idraulico nel bidet del vicino.
Dal mio punto di vista di Homo Sapiens Sapiens, credo che la
tecnologia debba progredire tenendo sempre presente che la
semplicità d’uso è fondamentale: deve calcolare che ha a che fare con tipi come Aldo, che fatica a distinguere la destra dalla sinistra,e non parlo di politica, o come Giacomo che legge libri solo in bagno e non è per niente stitico, anzi…
Dopo attente osservazioni e appostamenti ho calcolato che un terzo della vita lo passiamo a leggere le istruzioni degli oggetti tecnologici e un terzo a montare mobili dell’Ikea.
Se questa è vita, vorrei tanto tornare all’on e all’off.