Da piccolo giocavo a basket ma volevo a tutti i costi diventare un rugbista, il mio sogno era il rugby, a scuola tutti i miei compagni ci giocavano. Vedevano me così grosso e mi dicevano: “Devi venire anche tu.” Finalmente a 17 anni presi in mano la palla ovale e quando iniziai mi dissero: “Ciccione fai il pilone”. È un ruolo difficile, e ce ne sono pochi di alto livello: fare il pilone è un altro sport dentro il rugby. Servono coraggio, sacrificio e tecnica. Piloni si nasce, non si diventa. Mia madre era contraria, anche se ora dice che mi ha sempre lasciato giocare a rugby. Non è assolutamente vero! In effetti il rugby è uno sport che mi ha procurato qualche segno: diciamo che
le ferite di guerra che ti porti sul corpo hanno la loro bellezza. Restano per sempre, una specie di timbro sui match da non scordare.
Adesso questo sport le piace e non si perde una partita. Però soffre a ogni mischia, ha paura che mi faccia male. In campo si gioca duro, ma finita la partita, tutti i problemi rimangono là, dentro allo stadio. È questo che rende speciale il rugby. Nessuno si tira mai indietro e ognuno aiuta il compagno. Siamo tutti uniti per vincere e, se perdiamo, usciamo a testa alta.
In squadra c’è sempre qualcuno che non sopporti, succede a ogni allenamento… ma, dopo una birra, si dimentica tutto! È bello vedere che la gente ti vuole bene, che apprezza quello che metti in campo. Quando sono partito dall’Argentina ero contento di poter vivere da solo. Solo dopo mi sono accorto di quello che la famiglia rappresenta: mi mancano molto. Sono arrivato in Italia a vent’anni, nel 2001. Era il mio primo ingaggio professionistico, poi nel 2006 è avvenuto il trasferimento ai Leicester Tigers, in Inghilterra, dove gioco ora.
America o Europa, certe cose non cambiano mai. Mi sono rimaste le scaramanzie: entro in campo camminando, con il piede sinistro, stessa maglietta, scaldamuscoli, stessa musica nell’iPod.
Da grande, be’, quando smetterò di giocare tornerò in Argentina e starò sdraiato sul divano a guardare la tv tutto il giorno come Homer Simpson…
THE END