“Silvia hai pronto il pezzo per Smemoranda?” “Oh santa polenta, no!” Bene, comincia così. Santa Polenta e beate luganeghe, dicevano al mio paese i contadini per scandalizzare i bambini all’uscita dalla dottrina. Cosa c’è di più giallo della polenta, qual è il giallo più bello di quello della polenta, vorrei sapere. Eppure non si dice mai “giallo polenta”, per descrivere le cose forzatamente belle, quelle della moda, s’intende. Giallo, nella moda, può essere oro, sole, canarino (?), polstrada, cerata da vela, oppure giallo editoriale (Sotto il vestito niente: chi l’ha scritto? Pietroni di Amica, forse? Con l’aiuto di Mario Spagnol per i crittogrammi? Ma no, Spagnol li fa molto meglio, i crittogrammi!). Oppure giallo industriale: come mai, tutti di colpo, gli stilisti proclamano che il grigio è l’unico colore degno? O che le donne tornano al maschile? Giallo, giallo, giallo. Può entrare lo spionaggio, nel giallo? Squallide storie di amanti respinti, che si vendicano diffondendo l’idea monstre della giacca maschile, con revers ampi e piatti? Oh, no! Che noia! Giallo culturale, piuttosto: quali sono le fonti di ispirazione della moda? A quali divine creature guardano, i creatori, per decidere che, d’orinavanti, la vera signora dev’essere così e non così? Uhhh! che argomento spinoso! Cosa dicono, nelle interviste, gli stilisti democratici? Che si ispirano alla strada, naturalmente: che mentre percorrono la strada da casa al lavoro, in bicicletta, guardano le donne vere. Ma quali strade percorrono, a piedi o in bicicletta, i nostri? Via Spiga, Sant’Andrea, Borgonuovo… le uniche, al mondo, dove si incontrano donne da loro plasmate, abbigliate, griffate. E allora? E allora si ispirano a se stessi, è chiaro. Dicono: ma guarda quante sottane. Cosa può esserci, di nuovo? I pantaloni! Quanti scialli, poncho, giubbotti! Facciamo i paletot! Queste donne han l’aria giovane. Facciamole sembrare vecchie! Sembrano donne. Che paiano maschi! E l’anno venturo: sembrano uomini. Che paian donne! Portano il cappotto anche sopra il costume da bagno. Mettiamogli un golf! Sono tutte vestite di grigio. Facciamole gialle! Giallo polenta, per esempio. Per recuperare gli antichi valori contadini, riscoprire le radici, esaltare la macrobiotica, agitare la dieta mediterranea, lanciare una nuova dieta, e tutta una nuova corrente termi-nologica: giallo polenta, ampiezza pellagra, color cretinismo, revers a gozzo. Ricerca affannosa di mannequin gozzute sui monti Appalachiani. Mostra di fotografie che testimoniano la diffusione del gozzo in Valtellina e provincia di Cuneo. Intervista a mio fratello chirurgo: “Come il professar Trivellini operava i gozzuti”. Dossier esplosivo della diva: “A quindici anni mi tolsero il gozzo”. Santa polenta, viviamo tempi stupendi! L’inestricabilità di genio e cretinismo è l’unica garanzia di vitalità. Speriamo che tramite la polenta il cretinismo invada anche i campi dove la genialità impera totalizzante, coi miseri risultati che abbiamo sotto gli occhi. Giallo polenta: perché mai i grandi geni negano che il cretinismo è loro indispensabile? Mah.