Un mito da sfatare è che scrivere film sia difficile. Per sembrare intelligenti e colti con poco sforzo basta ambientare qualsiasi cosa (vicenda, personaggio, pensiero) in un periodo del passato. E’ una grande comodità, quando sembra che la trama arrivi a un punto morto e non si sa più cosa mettere, si dà un’occhiata alla cronistoria universale e si introduce nel film un episodio effettivamente capitato: le acque tra i personaggi si smuoveranno subito. Poi ci sono la prospettiva storica, i dialoghi che suonano inevitabilmente allusivi alle grandi problematiche dell’epoca, le simbologie che danno profondità, insomma alla fine l’autore, per quanto cane sia, una certa considerazione del pubblico se la accaparrerà. Esempio. 1968, Stati Uniti: funerali di Martin Luther King. Una delegazione del partito comunista italiano ottiene il visto per partecipare. Sulla via del ritorno il più giovane del gruppo propone ai compagni di fare una diversione a Disneyland, per vedere da vicino com’è questo divertimentificio capitalista. Fanno un dibattito interno, arrivano quasi alle mani, poi ci vanno. Il film consiste appunto nella descrizione del viaggio dalle tristi cerimonie di Memphis alle giornate folli a Disneyland di questo gruppo di ferventi attivisti del PCI fine anni ’60. Con tenerezza ironia e divertimento (parola di trailer) l’infame regista ha il modo di far vedere in modo esemplare il germe di tutta la contaminazione che verrà, scavando tra le nascenti contraddizioni ideologia/privato, teoria/società, fermento intellettuale/burocrazia, Lenin/Topolino (che è il titolo del film). E fa la sua gran figura. Incredibilmente, perchè il pubblico sa che questa storia è stata scritta più di trent’anni dopo, eppure in qualche modo molti spettatori, e non tutti idioti, riusciranno a dire: che sagacia, che battute anticipatrici (sarà sufficiente che uno dei personaggi dica a un certo punto che forse l’Unione Sovietica non è così solida come sembra). Quando poi alla fine del film, dopo un’oretta e mezzo di ottovolante/dibattito i personaggi non sanno più cosa dirsi, arriva la notizia che Bob Kennedy è stato assassinato, e sembra un’altra grande trovata dello sceneggiatore perché costringe i personaggi al rimpatrio immediato, tornando bruscamente alla loro immutabile realtà di funzionari di partito, cambiati per sempre. Semplificando, possiamo arrivare così alla formula del film perfetto: “Nell’anno N, in cui infuria il fenomeno X, il personaggio Y è l’unico nel suo gruppo Z ad andare controcorrente. Mostrare la sua dura storia, simpatizzando un po’ per lui”. Ecco due esempi a casaccio presi dalla Cronologia Universale Rizzoli che promettono giˆ qualcosa. 1671. Si sviluppa nel mar dei Caraibi la guerra dei bucanieri inglesi guidati da Sir Henry Morgan contro le navi spagnole. Il bucaniere John Madigan però non è d’accordo. Il film racconta appunto del suo appassionato, coraggioso e inutile tentativo di promuovere la pace presso i bucanieri. Il fine ritratto psicologico di un uomo che seppe varcare i limiti del suo tempo. Insolito, acuto, da vedere. 410. I Visigoti di Alarico occupano e saccheggiano Roma, tutti tranne Gunrico, un visigoto dotato di una sensibilità diversa. Il film racconta appunto del percorso mentale di Gunrico che diventa da conquistatore a studioso sempre più conquistato dalla nuova civiltà con cui è entrato in contatto. Il fine ritratto psicologico di un uomo che seppe varcare i limiti del suo tempo. Insolito, acuto, da vedere. (Per proiezioni mattutine i sigg. Presidi sono invitati a telefonare alla biglietteria).