7.30 am.
Aiuto! Il terremoto! Ah no, è solo la metropolitana che passa, ci abito sopra. Lo fa di continuo, solo che il passaggio delle 7.30 è il più “richteriano”. Non capisco perché, forse l’autista sa che mi devo svegliare. E infatti poco dopo prendo a manate nel buio la mensola per fermare il paranoico “piripiripì… piripiripì” della sveglia. Mi alzo. Buio. Tiro su la serranda della camera. Buio. Apro la finestra. Passa l’86 e decide come ogni mattina di scalare marcia proprio sotto la mia finestra non so, sarà un punto di riferimento, ormai non dò più il mio indirizzo per far capire dove abito, dico direttamente “dove scala l’86”. Chiudo la finestra.
Il risveglio a Milano non è dei più piacevoli se vivi in un piano rialzato che affaccia sulla circonvallazione. Anche se sei uscito con 110 da ingegneria con lo stipendio che prendi riesci a permetterti solo quello, se condividi casa. Se vuoi stare da solo invece riesci ad arrivare a malapena a un garage. Corro in bagno perché se ci va prima il coinquilino quello che ho appena aspirato dalla finestra in confronto è aria ionizzata.
8.30 am (Milano, prima del 30 aprile).
Esco di casa. Giacca e cravatta sotto. Palandrana sopra. Si vedono solo gli occhi. Scusate, ma sono freddoloso. Vengo da una città di mare: Genova, non è che sia Miami e nemmeno Napoli però fa più caldo lo stesso che a Milano.
8.30 am (Milano, dopo il 30 aprile).
Esco di casa. Giacca e cravatta sopra. Sudore ovunque sotto e una ventina di zanzare che fanno colazione coi miei globuli rossi. Escono solo le bestemmie. Scusate, ma soffro l’umidità. Vengo da una città di mare, sempre Genova che non è Milano che ha un’umidità tale che persino la Madonnina soffre di reumatismi.
9.30 am.
Bloccato nel traffico per Assago, ridente località, se qualcuno l’avesse mai vista. È sepolta dalla nebbia. Sempre. Una volta ogni 10 anni la nebbia non c’è e Assago è visibile per pochi minuti perché si accorgono di com’è stata costruita e rimettono la nebbia. Lavoro lì in mezzo, da qualche parte.
10.00 arrivo al lavoro.
È già tardi. Cazziatone dal capo. Riunione di 3 ore alle 12.00 am. Significa finire alle 15.00. Alle 15.00 uno normale fa merenda, a Milano tutti cercano un panino per pranzare perché alle 15.10 c’è un’altra riunione e poi un’altra e un’altra e sarà così fino alle 20.00 minimo. Quando i miei mi chiedono: “Ma che lavoro fai?” rispondo: “Non lo so, faccio le riunioni”. Speriamo di finire prima stasera che devo scappare. C’è il laboratorio di cabaret… che sogno se un giorno potessi vivere facendo ridere la gente…