Un momento di verità catturato vivo è un momento che il mondo ricorda. Cnn International
A.
1) Arrivato a Siena, fermai la Jaguar davanti al piccolo motel che vedete. A voi piacciono, i motel?
Ci avrei scommesso. Anche a me. Quelle luci sgradevoli, quelle lenzuola anonime, quei dipinti disgustosi. C’é qualcosa, nei motel.
2) Barbara naturalmente non sa nulla di questa mia passione. Dovrei dirglielo? Stiamo insieme da 10 anni.
E’ molto gelosa. Insegna full-contact. Meglio di no.
3) Nominato da poco nuovo art-director, l’agenzia mi assegnò una segretaria favolosa. Si chiamava Rachel, aveva 19 anni, e veniva da Fresno, California.
Un cervello di prim’ordine, questa Rachel. Un ottimismo contagioso. Ridevamo tutto il tempo. Benché lei, in diverse occasioni, avesse saputo sbandierarmi in modo indiretto (massaggi cutanei col mascarpone) la sua carenza di vitamine del peccato, nella mia vita c’era già Barbara, la nota quadrumane.
Feci violenza a me stesso, e per un po’ riuscii a confinare il bisonte del nostro rapporto dentro il garage sicuro di un’amicizia tranquilla.
Lei: “Che te ne pare dell’ultimo libro di Umberto Eco?”
Io: “Diciamo che sino a cinquantamila lettori si ha un pubblico che capisce i segnali dell’ironia. Oltre questo numero, comprano i suoi libri.”
Ragazzi, che risate! Quanto avrei resistito?
4) Rachel tornò in America, io cambiai lavoro, non se ne fece nulla. A volte si dice i casi della vita: entro in quel motel, e chi ti trovo come proprietaria del complesso?
Già. Ed era molto più bella di quanto ricordassi, con quei suoi fianchi da carnivora sui quali l’abito di sbieco scivolava meticolosamente.
“Ciao, mi chiamo Daniele.”
“Ciao, chérie. Qui Rachel.”
“Vorresti scoparmi, Rachel?”
“Sì, adoro i timidi.”
Ragazzi che risate!
5) Ci fiondiamo nella camera 42, e lo facciamo sopra un materasso ad acqua, mentre il televisore acceso trasmette con finalità civili, utili per la crescita della comunità, le immagini di un’ esecuzione sulla sedia elettrica. Ci spalmiamo di Johnson Baby Oil , ma non possiamo staccare gli occhi dallo schermo. Il condannato esce dalla cella scortato dalle guardie. Un carcerato lo insulta.
Il condannato gli sputa in faccia.
6) Preso da una strana frenesia, comincio a baciare con violenza i miei capezzoli turgidi, mentre Rachel, sconvolta, si protende sotto di me ansimando piccoli gemiti luminosi, le sue gambe che cercano i miei fianchi, il suo giardino che si abbandona ripetutamente contro il mio colosso. Le guardie immobilizzano alla sedia il condannato, serrano le cinghie, bloccano l’elmetto.
“Oh, Daniele!” mugola Rachel sentendo defluire da sé ogni residua pinta di razionalità, tramortita dal desiderio, incapace ormai di opporre resistenza a quelle calde cateratte di piacere.
“Oh, Rachel!” barrisco io premendo su di lei avido e infiammato, leva affondata dal boia, condannato che si scuote tutto, i lamenti soffocati di Rachel all’unisono con le galassie, sì, sì, ancora, ooh! sì, sì! le dita contratte! gli occhi sbarrati! i! 32! denti! digrignati! in una smorfia! orribile! e! meravigliosa!
B.
1) Da quella notte, il filmato dell’esecuzione mi è diventato indispensabile, se voglio raggiungere orgasmi con Barbara. La morte è la madre della bellezza.
2)” Hai visto l’esecuzione? Visto la sua faccia, alla fine? “
“Già. Bucava lo schermo, eh? “