“……………… “Là. guardalà. in cielo!”, grida mia sorella. E’ una chiara notte di luna.“… guarda quella mongolfiera. Non sono papà e mamma, quelli lì sopra?”. Gesù. Sono proprio loro. Li vedo nitidamente.Si stanno abbracciando come due amorosi. Guardano quaggiù, adesso.Anche loro ci hanno viste. Guarda la mamma, è davvero strana. Tutte quelle mossette da fanciulla ritrosa. Qualcosa le balugina tra le mani. Anche papà è strano. Ride. Poi si accascia. “Un pugnale!”,grida mia sorella, “Era un pugnale! L’ha ucciso!”. Infiliamo in tutta fretta i nostri cappellini e ruzzoliamo agilmente a valle, fino al vecchio albero di mele. C’è una ragazza, lì sotto, che sta suonando l’arpa. “Faccia qualcosa, per carità!”, la supplichiamo,“Chiami un medico, chiami i gendarmi!”. Lei sorride, soave: “Vorrei proprio, signorine”, dice, “ma come potrei? Non sono che una meretrice appestata. Ho la tigna, per la precisione”. “Oh, che peccato…”,l e dico. “Provate più avanti. Rivolgetevi al luogo santo. Loro sì…”, sospira. “Ma un momento”: ci porge un piatto con un bel melone giallo tagliato a fette. poi, le mani che grondano succo zuccherino, riprendiamo la corsa a perdifiato. “Ancora una cosa!”,grida, ormai lontana, “Non dimenticate il velo nero! cercate lì, in mezzo ai cespi di insalata”. Proprio in mezzo all’orto c’èun bel comò lustro. Cerco convulsamente nei cassetti. Eccoli qui, due veli neri, ripiegati con cura. Ne metto in testa uno, lo annodo con un bel fiocco sotto il mento. Ma dov’è finita la mongolfiera? Ed è svanita anche la ragazza, con tutto quanto l’albero di mele. “Presto,spicciati!”, sistemo il velo a mia sorella, “Il luogo santo!”.Sull’erba umida si sdrucciola. Incespichiamo in una coppia d’amanti che si ricompongono, un po’ seccati: “Sbagliate strada. Il luogo santo è di là”. “Di là, di là, oltre quel colle”, si sbracciano due contadini che se le stanno suonando di santaragione, “Montate su quel cavallo rosso, vi ci porterà diritte”.Sciogliamo le briglie al cavallo che parte al galoppo, i veli neri che svolazzano frusciando. Oop! salta a pie’ pari una vacca morta. Oop! Via un altro ostacolo,un povero asino azzoppato. Corri, cavallino, corri, tra i campi di erba cappuccia. Guada il fiume, pieno di barche che bruciano, i neri tizzoni che intorbidano le acque. Ed eccoci qui: “… Che sia il luogo santo?”.Un incanto di cristallo, inargentato dalla luna. Scuoto il battente del portale maestoso: “Presto, per carità! Aprite…”. Qualcuno schiude i battenti. E’ un arciprete, col cappello puntuto. Ubriaco fradicio, una grossa braciola panata nella mano destra. “Oh, padre, ci aiuti.Vede, c’era una mongolfiera…”. “E i nostri genitori, che prima si abbracciavano…”. “Zitte!”, si inalbera il prelato, “Come potete pensare che io non sappia già ogni cosa? Ma non è qui,quello che cercate. Prendete quella vecchia bicicletta, e andate oltre. E anche questa grammatica spagnola. Vi verrà utile”. Puf! E anche lui sparisce, con tutto quanto il castello, braciola compresa. Eccoci ancora in viaggio, io che pedalo, e mia sorella sulla canna. Una lupa coi cuccioli ci guarda perplessa: “Non sono figli miei”, puntualizza,“non crediate. Sono solo una madre adottiva”. “Non l’avrei mai detto”, dice mia sorella, “Che strano, però. Sa parlare…”.“E ti pare che ci sia qualcosa di normale, qui?”, mi arrabbio,“guarda un po’ là…”. C’è un tale che si togliele scarpe e le scuote, bofonchiando. “Piene di pezzetti di cioccolato”, brontola. “Chissà che fastidio…”, convengo, in surplace.“Mi chiamo Brighella. E come se non bastasse è il mio onomastico”. “Auguri vivissimi, signore!”. “Grazie. E in ogni modo, non vorrei deludere, ma il luogo santo non è santo per niente. Tutti quei frati che fanno l’amore. Coi novizi! Con le monache!”. Scoppio in un pianto dirotto: “E adesso cosa facciamo? E a cosa diavolo serviva,questa grammatica spagnola?”…………………”. Mi sveglio,tutta sudata. Tutto quanto, in questo passaggio da rebus psichedelico, secondole misteriose corrispondenze della “cabala” fa 51: la vecchia bicicletta, Brighella, il cioccolato a pezzetti, la mongolfiera, e almenoaltri 270 significati, tutti per un numero solo. Da giocarsi preferibilmente sulla ruota di Napoli, che anch’essa corrsponde al 51 (vedi: Il libro dichi vince al lotto con sogni e numeri di ieri e di oggi). Agenda invece fa 72. E Smemoranda (new entry) 14.