Quando sono stato contattato ancora una volta dagli amici di Smemo per scrivere qualcosa, non sapevo da dove cominciare. Un racconto semplice, ma in fondo complicato da spiegare, ridere, vivere, amare. Poi, tutto d’un tratto, ho iniziato a “sfogliare” le foto del mio cellulare, una volta forse avrei sfogliato un album di fotografie, e la mia testa è stata invasa da ricordi. Ci sono foto mie e della mia ragazza insieme, dei miei amici, dei miei genitori, dei compagni di squadra, veramente foto di ogni tipo.

Ce nè una fantastica mia e di Giulia, così si chiama la mia ragazza, con me vestito da giraffa (giraffen come direbbe il mio compagno di squadra Zdravko Kuzmanović), e lei da domatrice circense, pronti per una festa di carnevale. Sembriamo due bambini di cinque anni.

Unaltra con noi due sorridenti e la nostra cagnetta Mela sul divano di casa, una con mio papà (padre) vestito da Babbo Natale pronto per la sorpresa ai nostri nipoti.

Ancora una mentre mi abbraccio con Dejan Stanković dopo un mio gol, cè anche la foto dei miei genitori abbracciati e il loro nuovo figlio acquisito Artù, un cagnolino che sembra quasi un soprammobile per la (sua) vivacità.

Unaltra, bellissima, dei miei amici tutti con una maglia rossa e bianca per festeggiare la mia promozione in serie A (A anche in maiuscoletto).

Ho raccontato foto in cui sorridevo, in cui amavo, in cui vivevo. Ma ce ne sono altre mille e un milione ancora, nella mia testa e nel mio cuore, da poter raccontare. E ce ne saranno ancora a (Meglio forse: per) ogni secondo della nostra vita.

Spero che tutti abbiate foto come le mie. Da raccontare, da ridere, da vivere, ma soprattutto da amare.  


Andrea Ranocchia


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Smemoranda 2015


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