Vi bacio per una sterlina

di Sabrina Paravicini su 16 mesi - Smemoranda 1999





Adoro farmi pastrugnare la faccia con i pennelli. Ci sono quelli piccoli per gli occhi che mi pizzicano, quelli piatti per le labbra che mi fanno solletico e poi c’è il pennellone del fard che mi sfiora le guance come una carezza morbida.
“Look up” apro gli occhi, vedo solo il primo piano ravvicinatissimo della truccatrice inglese, sbatto le ciglia, tra poco comincia il tournage. Mi guardo allo specchio, questa volta mi hanno fatta veramente carina, sono una fatina che si materializza dall’acqua, sono tutta dorata, con le ciglia bianche e le labbra color bronzo. Sono partita questa mattina da Linate e mi hanno fatta viaggiare in business, non avevo mai viaggiato in business e a Heathrow c’era anche l’autista che mi ha portata agli Studi della produzione. Giriamo.Mi pagano cash. Allora decido di fermarmi a Londra per un po’, il bigliettodi ritorno è bloccato, scade domani, ne comprerò un altro,ovviamente non viaggerò in business. Mi trasferisco in una piccolapensione vicino a South Kensington. Leggo su un annuncio che a Marble Archnoleggiano auto a cifre modeste, prendo una piccola auto e comincio a guidareper Londra facendo subito due sensi unici in contromano guidando sulla destra.Guida a sinistra, volante a destra, cambio a sinistra, me lo ripeto diecivolte a voce alta. Non devo fare errori. Invece prendo due multe per divietodi sosta, rigo la macchina facendo manovra e buco finendo contro un marciapiede.Restituisco la macchina il giorno dopo. A Londra la mia piazza preferitaè Golden Square perché mi ricorda vagamente Place des Vosgesa Parigi, ci vado tutti i giorni, quasi sempre all’ora di pranzo, quandoi londinesi fanno pausa con sandwich e coca cola. Golden Square non èparticolarmente bella e neppure famosa, i turisti che tornano da CarnabyStreet la attraversano distrattamente senza fermarsi mai. Sulla panchinadi destra, quella che a mezzogiorno rimane in ombra e verso sera prendeil calore del sole ci abita un signore anziano che possiede cinque sacchettidi plastica. Il suo sguardo è severo ma non triste, non occupa maipiùdella metà di quella panchina anche se nessuno si siedevicino a lui. Mi piace leggere a Golden Square, ogni tanto alzo lo sguardoe controllo i piccoli avvenimenti come se fossi una macchina da presa checon un’inquadratura fissa cattura le immagini di un film molto semplice:un impiegato che mangia un frutto, una mamma che accarezza un bambino, ilsignore anziano che osserva i fiori dell’aiuola, due ragazzi che giocanocon un cellulare, un uomo che si allaccia le scarpe. All’una il signoreanziano apre una borsa, tira fuori una mela e se la mangia. Allora prendodalla mia borsa la mia mela e me la mangio anch’io. A pranzo mangio solouna mela così risparmio i soldi per andare la sera a Chelsea a mangiarele ostriche. Mangio le ostriche, bevo un bicchiere di vino bianco e poivado a dormire. Non ho conosciuto nessuno. Non parlo con nessuno. Ascoltoma non parlo. Passo le giornate a Golden Square a leggere e a guardare lagente che passa. I soldi sono quasi finiti e la mia carta di credito nonmi farà piùcredito, l’ha bloccata l’omino della pensione.Devo comprare il biglietto per tornare a casa, duecentocinquanta sterline.Ne ho in tasca settantadue, trentacinque per le ostriche, me ne restanotrentasette. Mi guardo le mani, ho ancora lo smalto dorato sulle unghie.In un mercatino dell’usato compro un vestito da ballerina e un paio di scarpetteda ballo per venti sterline, ne spendo dieci per un cerone color oro, cinquele investo in un cappello da Mary Poppins e ci butto dentro le ultime due.“I kiss you for one pound” (Vi bacio per una sterlina). Quantagente viene a farsi coccolare dalla fatina dorata. A volte le mamme mi lascianoi loro figli per andare a bere un caffè e mi danno anche dieci sterline.Con gli uomini non mi diverto molto, mi fanno tenerezza, la maggior partesono turisti imbarazzati che si fanno fotografare. Tra i turisti che sonovenuti a farsi abbracciare ho riconosciuto un mio vecchio compagno di universitàdi cui mi ero innamorata, mi ha dato cinque sterline, poi è tornatoanche il giorno dopo e quello dopo ancora. Un giorno è venuto unragazzo spagnolo che assomigliava al famoso ballerino di flamenco J. Cortès.“My name is Gabriel”, come Peter Gabriel ho pensato, “Likethe archangel” mi ha detto con un sorriso, poi mi ha baciata sullabocca. Quando mi ha dato la sterlina gliel’ho ridata dicendogli “onepound for a kiss” (una sterlina per un bacio) e ci siamo baciati ancoramentre tutti ci guardavano e qualcuno rideva e qualcuno applaudiva e fischiava.Il biglietto di ritorno non l’ho ancora comprato. Mi sono innamorata dell’arcangeloGabriel. Adesso ho una mia panchina anch’io a Golden Square, dalla sua ilmio amico anziano mi guarda e sorride. Prima di andare a casa gli comproun hamburger e una coca cola. Non ci diciamo nulla, non abbiamo mai parlato.Un giorno lo porterò al mio ristorante preferito a mangiare ostriche,irlandesi naturalmente, sono le migliori.


Sabrina Paravicini


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