Smemoranda intervista Riki per il nuovo album Popclub

di Irma Ciccarelli

Le Smemo Interviste
Smemoranda intervista Riki per il nuovo album Popclub

Dopo “Amici”,  il Festival di Sanremo e due album di successo, Riki è tornato con “Popclub”, nuovo disco di inediti che mescola sonorità pop ed elettroniche. Classe 1992 e più di un milione di follower su Instagram, il cantautore è ora in radio con il singolo “Litighiamo”, presentato in anteprima all’Arena di Verona durante i Seat Music Awards 2020. Smemoranda lo ha intervistato!

 

“Popclub” è il titolo del nuovo album. Ce lo racconti con il senno di poi, pensando al fatto che c’è stata la partecipazione alla 70esima edizione del Festival di Sanremo con il brano “Lo sappiamo entrambi”. In cosa lo vedi diverso? È cambiata la tua percezione?

 Ho lavorato a questo album a partire dal 2018, quindi la sua percezione è cambiata ogni mese da quel momento e, ora come ora, posso dire che sono molto soddisfatto.

Al giorno d’oggi, però, c’è meno affezione nei confronti della musica rispetto al periodo pre-lockdown: stiamo vivendo un periodo particolare con tanti problemi. Quindi, verso le cose un po’ più leggere come la musica, come dev’essere, c’è meno affetto, non si possono fare i concerti e scorre tutto velocemente. La musica è diventata come un fast-food: la consumi in modo molto veloce e il giorno dopo c’è n’è altra. Proprio per questo motivo non devo percepire le cose in base al giorno d’oggi: non devo pensare in base alle classifiche, ai numeri.

Non lo facevo prima e non lo devo fare adesso, anzi, se avessi voluto star attento a questi aspetti, avrei continuato con il template di “Perdere parole” o “Sei mia”, fare prezzi estivi e featuring ottenendo il doppio Platino, triplo Platino.  Ma sono fatto molto male: me ne frego molto poco di queste cose. Certo, contano per il rapporto con la tua casa discografica e posso dire di aver venduto da morire.

In questo album ho voluto sperimentare e riascoltando a pezzi come “Margot” penso che nessuno, oggi, faccia nel panorama pop un pezzo del genere. Se questo pezzo fosse stato chitarra e voce, sarebbe stato molto più cantautorale, l’avrebbe potuto benissimo fare un artista più anziano, più grande di me. Quindi, sono molto soddisfatto e consapevole dei miei mezzi, delle mie capacità e alla lunga questa cosa sicuramente pagherà.

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Allora perché non hai fatto uscire “Margot” come singolo al posto di “Litighiamo”?

Purtroppo, come ti dicevo prima, devi anche tener conto anche del mercato e “Litighiamo” era la canzone giusta: faceva da ponte da quello che c’è stato prima e che c’è adesso e ci sarà. Inoltre, nella chat di gruppo del team, di cui fa parte Francesco Facchinetti, ci si invia dei link di Eric Clapton e pensavo: “Cavolo, ma questa musica il giorno d’oggi non verrebbe minimamente considerata!”. È cambiato il modo di ascoltare, le piattaforme, c’è meno attenzione alla qualità della canzone stessa: è più un contorno, più hype, più social. Se avessi potuto ascoltare il cuore, avrei scelto “Margot”, ma non è detto che non potesse essere un singolo fra qualche mese.

Nel disco è presente un brano dal titolo “Petali e Vocoder”, un recitato sul cambiamento climatico. Com’è nato questo pezzo, c’è stato un episodio particolare che ti ha spinto a comporlo? E cosa fai tu per salvaguardare l’ambiente?

È un argomento che mi sta molto a cuore e ha chiuso il disco a febbraio/marzo, proprio poco prima del lockdown. Volevo concludere questo progetto con un messaggio importante, inoltre, partendo dalla natura, puoi passare ad un ragionamento più generale: rispettare il prossimo. La gente se ne sbatte altamente di tutto e forse questa canzone è diventata ancora più attuale di quando l’ho scritta. Non è una denuncia, ma un messaggio positivo, vedo che c’è tanto menefreghismo e ignoranza. Sarebbe bello vivere in armonia e serenamente con tutto, ma vedo che nelle nuove generazioni questa cosa sta uscendo fuori, mentre in quelle precedenti no. Alla fine, ci rimettiamo noi.

Passiamo all’argomento scuola: che tipo eri alle superiori?

Ho fatto il liceo scientifico a Melzo (MI) ed era tostissimo, matematica non mi piaceva troppo, non andavo bene, ma me la sono cavata con le materie come italiano, filosofia, storia e latino. Ero tanto creativo e pazzerello, con questa testa un po’ d’artista: scrivevo, disegnavo sul banco.

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Riki – Foto di Emanuele Ferrari

Qual è stato l’argomento della tua tesina? E quest’anno, quale sarebbe la tua scelta, pensando anche a questo periodo di emergenza sanitaria?

Questa è una bellissima domanda! Tempo fa, ho portato come argomento la pazzia nell’arte, collegandomi a Van Gogh, Picasso, ci sono tanti tanti artisti che erano matti e che facevano della loro follia il loro punto di forza. Tutt’ora è un tema che mi interessa particolarmente, anche io, nel mio piccolo, sono veramente pazzo!

Come ti ho detto prima, per i tempi che corrono avrei potuto andare sul sicuro e fare le fotocopie delle canzoni, invece ho voluto proprio sperimentare e scrivere tanto altro. Ora come ora, non saprei quale argomento avrei scelto, magari mi sarebbe piaciuto parlare proprio di questo periodo, inoltre, penso che questo periodo non sia facile per i ragazzi che vanno a scuola a causa di tutte le varie direttive.

Per esempio, l’intervallo sembra l’ora d’aria delle carceri piuttosto che una ricreazione, non possono uscire. È brutto da dire, ma non invidio chi va a scuola adesso: ci insegna quella cultura che serve nella vita per andare avanti, per fare un sacco di cose belle, ma possiamo anche divertirci e stare insieme, ti fa relazionare gli altri, le amicizie, gli amori! Adesso ci sono le mascherine e il distanziamento che impediscono che tutte queste cose avvengano naturalmente, ed è tutto un po’ frenato.

Usavi il diario di Smemoranda?

Lo usava anche mia madre! Anche all’università, aveva un percepito molto alto: era un elemento d’arredo di cui non ti vergognavi! È una cosa fighissima. Ci sono dei quaderni che sono brutti a prescindere, qualsiasi colore lo prendi, ma sempre schifo fanno e te ne vergognavi! Invece, il diario di Smemoranda era bellissimo! Ce l’avevo col colore fluo e mi piacevano le barzellette che c’erano dentro: quando non avevo voglia di studiare, me lo leggevo tutto e subito!

Quale frase di una tua canzone ti piacerebbe ritrovare nel diario di Smemoranda?

C’è tantissima perché scrivo veramente bene…scherzo! Ci sono canzoni che si prestano molto, non lo so, forse questa: “Il tempo passa piano e il tempo fuori è calmo. So solo fingere interesse quando parlo. Poi non parlo resto zitto per sentire. Che suono fa l’indecisione sul finire.”