La Salamandra di Aurora piccola, bruttina ma molto speciale

di Mia Canestrini

Sei una bestia - Storie di Smemo

C’era una volta un ragazzo dai capelli rossi che si chiamava Enrico. Enrico era un naturalista come me, uno zoologo appassionato di anfibi e viveva in Veneto. Nutriva un interesse speciale per una minuscola creatura dei boschi, così fragile e delicata che oggi rischia di scomparire per sempre, distrutta letteralmente dalla mano dell’uomo. Il suo nome è Salamandra di Aurora ed è stata scoperta solo nel 1982 da un biologo che ne ha scelto anche il nome, dedicandola alla moglie.

Salamandra-Aurora

Ho sempre trovato questi aspetti della zoologia davvero romantici: quando si scopre una specie nuova è necessario darle un nome scientifico affinchè possa essere identificata correttamente in tutto il mondo in modo univoco, ma il nome può ispirarsi alle caratteristiche dell’animale, al cognome dello scopritore o anche al nome di qualcuno che ci è caro per qualche motivo. Ad esempio pochissimo tempo fa è stato scoperto in Africa un nuovo minuscolo coleottero e il Natural History Museum di Londra ha deciso di battezzarlo Nelloptodes gretae, in onore di Greta Thunberg.

Enrico mi aveva invitata diverse volte sull’Altopiano di Asiago per visitare l’ area di foresta di abeti e faggi nella quale la salamandra di Aurora vive, un lembo di terra di circa 30 kmq. Avremmo dovuto organizzare una gita in doppia coppia, per chiacchierare un po’ anche del ritorno dei lupi in Veneto. Invece rimanda rimanda, Enrico si è ammalato e poco più che trentenne, è morto. Di lui ricordo l’impegno nel sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di specie considerate minori o di scarso interesse e tutta la sua preoccupazione nel vedere l’ecosistema della sua salamandra preferita continuamente disturbato dalle attività dell’uomo. Lui la chiamava il gioiello dell’Altopiano.

Ricordo, e lo rivivo in chi segue le sue orme, lo sforzo proteso a dare voce a un essere vivente di cui non si interessa quasi nessuno, tanto che a volte credo che sia stato quello sforzo ad ucciderlo. In fondo Aurora è piccola e anche un po’ bruttina, lunga nemmeno 15 cm e tutta nera, con la schiena chiazzata di giallo. Chi si prenderebbe a cuore un animale così, quando là fuori ci sono gli orsi polari, i leoni, i rinoceronti e altre mille affascinanti bestie che riempiono riviste, documentari e pubblicità? Eppure vi chiedo di fare uno sforzo.

salamandra-di-aurora

La salamandra di Aurora è così buffa e allo stesso tempo così speciale. L’evoluzione l’ha costretta in un lembo dell’Altopiano dei Sette Comuni, tra Veneto e Trentino, e ogni esemplare trascorre la sua vita in poche decine di metri quadri. Sensibile al caldo e al freddo estremi, passa gran parte del tempo nascosta nel muschio, sotto qualche sasso o pezzo di corteccia caduto a terra, dove trova riparo e umidità. Quando la situazione si fa difficile si nasconde sotto terra: per lei il detto “quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare” proprio non funziona.

Gli abeti e i faggi che svettano sopra la sua testa minuscola e i suoi grandi occhi neri e lucidi devono sembrarle immensi, e pensate che vertigini debbano provocare alle salamandre appena nate: lunghe 50 mm, le mini salamandre di Aurora potrebbero essere facilmente calpestate da qualunque piede incauto. Questa eventualità è drammatica: da ogni salamandra femmina nascono solo due piccoli dopo una gestazione di quasi due anni, il che significa che la specie ha un tasso riproduttivo bassissimo e che se accade un qualche evento improvviso in grado di decimare la già minuscola popolazione le capacità di recupero demografico sono scarsissime.

Ricorderete la tempesta che esattamente un anno fa, giorno più giorno meno, colpì proprio le foreste alpine e tra queste la foresta di Aurora. Milioni di alberi morirono sotto venti di scirocco che soffiarono fino a 200 km/h, uniti a piogge torrenziali. Un evento devastante e che di fatto ha devastato l’ecosistema di queste rarissime e indifese creature. Ma alla catastrofe naturale, imprevedibile e incontenibile, si aggiunge ogni anno l’opera dell’uomo che disbosca e muove tonnellate di legname entrando nella foresta con mezzi che, non c’è forse bisogno di dirlo, schiacciano qualunque cosa al loro passaggio. L’utilizzo di mezzi leggeri confinato alla stagione di svernamento delle salamandre potrebbe limitare i possibili danni, poiché tutti gli esemplari si rifugiano ad alcuni metri di profondità, ma le operazioni di esbosco in periodo sensibile, come la tarda primavera o l’estate, possono davvero decimare la popolazione e portarla rapidamente all’estinzione non solo sull’Altopiano, ma sulla Terra. Per questi motivi sensibilizzare l’opinione pubblica e le amministrazioni locali sui rischi che la specie corre a causa nostra è un dovere e un lavoro costante che ci riguarda tutti.

salamandra-di-aurora

La salamandra di Aurora non può scappare, né gridare. Non ha voce, come tutti gli animali e forse meno, e noi possiamo essere la sua voce. Enrico la voce l’ha persa per sempre ma noi che lo abbiamo conosciuto ce la ricordiamo e ricordiamo le sue parole. Una volta mi disse: nessuna battaglia è inutile.

Prendete le difese dei più deboli, delle minoranze, di chi non può difendersi, che si tratti di esseri umani o specie animali non importa, ma fatelo, anche nel vostro piccolo. La vita ha lo stesso valore per tutti, è semplicemente vita e possiamo pretenderne il rispetto facendoci sentire uniti verso un obiettivo comune. Per me, per Enrico, per tutti i colleghi, occuparsi di natura ed essere zoologi è prima di tutto una missione di vita per la salvaguardia della vita stessa, la vita di tutti. Abbiamo bisogno di tutto il vostro aiuto affinché il messaggio sia forte e chiaro: la vita merita attenzione e rispetto, anche quella della piccola salamandra di Aurora, prima che i suoi passi nel sottobosco della foresta siano cancellati per sempre.