
“I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo.” Sandro Pertini. Tratto dal messaggio di fine anno del 31 dicembre 1978.
Tu ce l’hai la Rockstar personale? I fortunati si portano dietro, nel cuore e nella mente, una personale Rockstar. Le Rockstar della mente e del cuore non necessariamente spakkano chitarre o fanno parte di una rock band… anzi non sempre sono musicisti. Le nostre intime Rockstar sono soltanto (!) i nostri idoli, quelli che ci hanno travolto con il loro carisma e che ogni tanto ci mancano perché ci facevano da megafono dei pensieri. La Rockstar personale è il nostro ribelle d’elezione, un ricordo lontano e profondo, dell’adolescenza spesso, entrato in qualche modo a far parte della nostra educazione e della nostra forma attuale.
Se non hai ancora una Rockstar personale procuratela in fretta, ti farà compagnia. Le Rockstar le riconosci: sono quei personaggi che hanno detto certe cose in modo così giusto che li puoi citare sul diario. Le Rockstar personali sono quei personaggi duri e puri che hanno opposto resistenza a quella che era per te la parte sbagliata del mondo, dicendogliene quattro. La tua Rockstar del cuore e della mente è quel personaggio che ha il diritto e anche l’onore di campeggiare nella tua stanza su un poster attaccato con lo scotch, o sulla T-shirt, come Che Guevara e come Madonna.
Sandro Pertini è la mia personale Rockstar, a pari merito con Roger Waters. Il mio uomo da poster attaccato con lo scotch, proprio accanto ai Pink Floyd.
Oggi, 24 febbraio, moriva Sandro Pertini. Era il 1990, 30 anni fa.
Dove ero mentre Sandro Pertini moriva? A scuola, in quinta elementare. La maestra Clara poi ci fece fare il dettato su Pertini (non era molto in contatto con la realtà la mia maestra!): “Bambini, questa settimana è morto un uomo importante, per me e per l’Italia. Quindi non sono molto allegra. Prendete i quadernini a righe e scrivete, ci servirà come esercizio”:
È vero, io ho molti anni, ma sento che posso stare al vostro fianco, giovani che mi ascoltate, con animo giovanile, con le vostre speranze e quelle che sono le vostre preoccupazioni le faccio anche mie. Ebbene giovani io a questo vi esorto. Voi rappresentate l’avvenire del popolo italiano. Per questo avvenire chi vi parla ha sacrificato la sua giovinezza in carcere. E questo io non ve lo dico con rammarico, ma con la fierezza di chi sa di essere stato scelto dal destino del suo popolo a pagare un prezzo perché le generazioni venture, perché voi giovani poteste godere di un domani che noi non abbiamo conosciuto quando eravamo giovani, perché la nostra giovinezza l’abbiamo consumata in carcere. E quello a cui io vi esorto giovani è questo: di non ricorrere mai alla violenza materiale. Guardate, la violenza materiale, anche quando è usata per un grande scopo, per un nobile scopo, lascia sempre l’amaro in bocca. Non usate mai la violenza materiale. Vi ripeto forse quello che ho detto l’anno scorso, dovete scusarmi: non armate la vostra mano, armate invece il vostro animo di un grande ideale e di una grande e vigorosa fede. Ed allora continuate la vostra strada. Ed io che sono ormai al tramonto della mia vita resterò sempre al vostro fianco finché un anelito, finché un alito di vita mi animerà. Resterò al vostro fianco per battermi con voi, per aiutarvi, per consigliarvi, ed alle vostre valide mani, giovani che mi ascoltate, noi anziani, ”uti cursores”, consegniamo la bandiera della libertà, della giustizia sociale, della pace, perché voi la portiate sempre più avanti e sempre più in alto.” **
Mi piaceva Sandro perché piaceva alla maestra simpatica.
Anni dopo Pertini lo ritrovai nei fumetti di Andrea Pazienza (disegnati ancor prima del dettato) che compravo per fare bella figura con i maschi carini dell’università. Mi piaceva il partigiano Pert, perché piaceva a Paz (e perché piaceva ai ragazzi carini dell’università).
Trenta anni dopo la sua morte Sandro lo ritrovo citato su Facebook e Twitter, con le sue pillole da Rockstar che manco Jim Morrison. E oggi mi piace ancora, con coscienza finalmente adulta, senza più il dettato della maestra Clara e i ragazzi carini dell’università, ma solo per lo spontaneo confronto con quelli che ci sono rimasti:
“Quei politici lì, come Pertini che avevan fatto la guerra, che eran stati in prigione, che eran stati al confino, che avevan fatto i muratori, avevan qualcosa, forse il fatto di essere stati in prigione, o di esser stati al confino, o di aver fatto i muratori, avevan qualcosa, quello che dicevano, quei politici lì, che ci si credeva“. Paolo Nori
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NOTE
**Sandro Pertini. Tratto dal messaggio di fine anno del 31 dicembre 1981
*** Sandro Pertini. Tratto dal messaggio di fine anno del 31 dicembre 1983
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