
La scuola è ricominciata già da una settimana in quasi tutte le regioni del nostro Paese. Tra banchi, termometri e minigonne vediamo come è andata.
Banchi scolastici: ancora un grande vuoto.
Tra le questioni più spinose c’è senza dubbio quella relativa ai banchi: con le rotelle, senza le rotelle, tagliati a metà e persino inesistenti. Alcune scuole, infatti, si trovano attualmente prive di postazioni adeguate per gli alunni, costretti a stare per terra su dei cuscini o appoggiati alle sedie.
Per quanto riguarda i famosi banchi a rotelle, poi, sono stati oggetto di non poche lamentele da parte degli studenti che ne stanno attualmente usufruendo: a quanto pare non si può cambiare la posizione per provare a stare più comodi; c’è poco spazio per le gambe, il che rende la seduta estremamente scomoda soprattutto agli alunni più alti; inoltre, lo scrittoio risulta troppo piccolo per scrivere o disegnare ed il gomito praticamente non entra; infine, la situazione è ancora più complicata per gli studenti mancini, i quali sono penalizzati maggiormente rispetto ai compagni dal momento che lo scrittoio si trova a destra e non è possibile spostarlo.
Positività: classi e scuole già chiuse
Un altro aspetto che destava sicuramente dubbi era relativo alle misure per contrastare i nuovi positivi negli edifici scolastici: il risultato è che in meno di una settimana in tutta Italia ci sono già classi e scuole che sono state costrette a chiudere per la comparsa di nuovi casi. In particolare, tra le regioni che hanno riaperto fino ad ora solamente il Molise e la Val D’Aosta non hanno registrato positivi e non sono dovute ricorrere a precauzioni; nelle restanti (Lombardia, Veneto, Piemonte, Trentino Alto Adige, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Lazio, Sicilia e Sardegna) è avvenuta almeno una o più situazioni da monitorare.
Scuola e minigonne: il dibattito sul decoro
Per concludere la settimana di riapertura, già difficile a causa del virus, non è mancato il primo caso mediatico dell’anno: in un liceo di Roma è scoppiata una protesta in seguito alle parole della vicepreside in merito all’abbigliamento di alcune ragazze; nello specifico, sembrerebbe che le studentesse siano state invitate a non indossare la minigonna perché “potrebbe cadere l’occhio ai professori”.
Il giorno dopo, le suddette si sono presentate proprio in minigonna per protestare, portando un cartello con su scritto “non è colpa nostra se gli cade l’occhio”.
La vicenda ha fatto il giro della politica e del web: dalla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che ha chiesto chiarimenti, a numerosi esponenti politici, fino ad arrivare a pagine social più o meno famose. Persino Chiara Ferragni ha commentato la vicenda in una storia su Instagram, nella quale si è definita “decisamente preoccupata da questa mentalità”.
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