Con il nuovo decreto, in vigore da lunedì 26 aprile e attivo almeno fino alla fine di maggio, le regioni sono così colorate:
- zona gialla: Lazio, Campania, Molise, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Abruzzo, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Province autonome di Trento e Bolzano, Veneto, Toscana, Umbria.
- zona arancione: Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata e Valle d’Aosta.
- zona rossa: Sardegna.
Nessun dietrofront, per ora, sul coprifuoco: si dovrà obbligatoriamente essere nella propria abitazione dopo le 22; l’eccezione rimane per motivi di salute, lavoro o necessità.
La novità per favorire l’organizzazione dei ristoranti, aperti anche a cena con il nuovo decreto, è che sarà consentito spostarsi dopo l’orario di coprifuoco per rientrare nella propria abitazione. Niente cene di corsa per paura di essere multati, quindi!
Per quanto riguarda i centri commerciali, continueranno ad essere chiusi durante i finesettimana (ad eccezione di attività commerciali necessarie, come supermercati, negozi di animali, librerie e negozi di intimo) almeno fino a metà maggio.
Riapertura scuole: i numeri delle presenze
Nuovo tentativo, iniziato lunedì 26 aprile: con l’Italia quasi tutta in zona gialla e nonostante alcune zone ancora arancioni e una rossa, sono rientrati in classe circa 7.6 milioni di studenti, l’equivalente dell’89.5% di tutti gli alunni italiani.
Parliamo quindi di quasi 1 milione di ragazzi e ragazze in più in aula rispetto alla settimana scorsa, quando con l’allentamento delle restrizioni sono rientrati in 6.85 milioni, ossia l’80.5%.
La presenza è regolamentata in maniera tale che per le zone gialle e arancioni si possa frequentare al 100% fino alla terza media, mentre per le scuole superiori la percentuale di alunni in aula è variabile dal 70% al 100%.
L’unica differenza con il provvedimento per la zona rossa, che attualmente riguarda solo la Sardegna, invece prevede la presenza per le scuole superiori al 50%.
Riapertura scuole: la situazione in Sicilia e Campania
Contrariamente alle direttive nazionali, le regioni Sicilia e Campania spingono per una maggiore prudenza, perlomeno nel breve periodo.
In particolare, la Sicilia ha prorogato il rientro delle scuole superiori nelle percentuali stabilite dal governo di un’ulteriore settimana, spostandolo quindi al 3 maggio; per tutte le classi fino alla terza media, invece, nessuna proroga.
La direttiva è stata firmata dall’assessore all’istruzione della regione, Roberto Lagalla, e prevede anche che gli stessi presidi di ogni singolo istituto potranno regolare la percentuale di ingressi in base a quanto ritengono si possa rispettare la sicurezza degli studenti.
La scelta è stata subito contestata dai vertici nazionali, in particolare dal presidente della Commissione Cultura alla Camera, Vittorio Casa, che ha parlato di “minori diritti per gli studenti e le studentesse della Sicilia”; dalla parte dell’assessore si sono invece schierati i sindacati siciliani Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal e Fgu Gilda Unams.
Similmente, a Napoli non tutti gli istituti superiori rispetteranno le percentuali di frequenza stabilite dal nuovo decreto, ma si fermeranno al 50%: ciò va a seguire l’ondata di preoccupazioni in tutta Italia in merito alla conciliazione tra numero di ragazzi in aula e distanze di sicurezza.
La scelta è stata dettata dall’ordinanza del presidente della regione, Vincenzo De Luca, che permette appunto la percentuale di presenza del 50% “qualora risulti incompatibile l’applicazione delle linee guida del Dm n.39/2020”.
Riapertura: si torna anche all’università
Non solo scuola: finalmente anche le università italiane potranno riaprire i battenti dopo più di un anno.
Con l’ultimo decreto, infatti, si dispongono le lezioni universitarie in zona gialla ed arancione “prioritariamente in presenza” dal 26 aprile al 31 luglio; via libera a tutte le attività, che possono quindi essere organizzate tenendo conto delle solite direttive per preservare la salute: distanza di almeno un metro e mascherina da indossare sempre.
La riapertura, a differenza della scuola, non è regolata in percentuale: ogni ateneo dovrà regolarsi autonomamente, prevedendo regolamenti e contingentamenti degli ingressi in base alla capienza delle aule.
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