Si può fare! è un libro incredibile. La giovane Isabella Di Leo ha saputo ricostruire in maniera perfetta il sodalizio artistico e umano tra Mel Brooks e Gene Wilder, durante la realizzazione di uno dei più importanti cult della Storia del Cinema: Frankenstein Junior. Brava la BeccoGiallo a darle carta bianca, e lei a documentarsi rendendo credibile e appassionante questo rapporto tra i due comici. Sembra di stare a vedere un film a colori pop (nonostante la pellicola in questione sia in un meraviglioso bianco e nero passato alla Storia del Cinema), e non si vorrebbe mai finire tanto prende l’intreccio.
I due artisti durante la realizzazione di Frankenstein Junior si trovavano in una situazione traballante, sia dal punto di vista economico, sia da quello artistico, con una carriera in bilico e un pessimo rapporto con la critica. Con questo film si giocavano tutto, o almeno sembra. L’idea, geniale, è di Gene Wilder, che in quel periodo aveva pure dei problemi sentimentali. Il libro a fumetti della Di Leo racconta tutto in modo dettagliato lungo le quasi trecento pagine.
Quindici capitolo ben calibrati, con indicato per ognuno una canzone, quindici capitoli per ricordare una bella amicizia sul filo dei ricordi. Perché il libro narra sì lo svolgersi di come è stato pensato, scritto, realizzato (dopo la difficoltosa ricerca dei produttori) girato Frankenstein Junior, ma fa anche dei salti temporali all’indietro, prima del 1973, per ricordare i film precedenti girati dalla coppia di comici, e sul set di Frankenstein Junior non dimentica nessuno, dal mitico Marty Feldman, indimenticabile Igor, a Gene Hackman, che volle fortemente partecipare al film (è l’eremita cieco).
Non aggiungo altro, solo che questo è un libro imperdibile (stavo scrivendo film), e lascio la parola all’autrice Isabella Di Leo.
Come è nato “Si può fare!”? … anzi, come ti è venuto in mente?
Conoscevo tanti aneddoti su quei due matti di Mel Brooks e Gene Wilder, molti dei quali facevano intendere che tra loro due ci fosse un bellissimo rapporto personale, oltre che lavorativo. Ho dunque pensato che potesse essere una storia interessante da raccontare, da lì sono cominciate le mie ricerche… Poi in Italia il film “Frankenstein Junior” è amatissimo, volevo condividere con altri fan come me cose accadute dietro le quinte, ma col mio stile.
Da dove è nato il titolo? … e il sottotitolo “Gene Wilder & Mel Brooks: nascita di un sodalizio mostruoso”?
Il titolo è nato dalla famosa frase che urla il dottor Frankenstein quando trova gli appunti di suo nonno. Oltre a essere una delle frasi più iconiche del film rappresenta anche ciò che la storia del mio fumetto racconta, quindi era perfetto. Il sottotitolo, invece, è stata un’idea della casa editrice, Beccogiallo, per aiutare le persone a capire di cosa parlasse il fumetto.
Come ti sei documentata per scrivere così dettagliatamente la vicenda?
Ho letto un sacco di libri e riviste, visto video e dietro le quinte di ogni sorta, ascoltato audio… qualsiasi cosa che potesse fornirmi più background possibile di quel periodo storico, l’ho acquistato nel corso della lavorazione. È stato un lavoro molto divertente da fare, devo dire!
E come disegnare i vari personaggi, che immagini hai preso e dove? Hanno quasi tutti un ciuffetto … è il tuo marchio di fabbrica o erano pettinanti così?
Sei il primo che nota i ciuffetti, di solito mi notano i nasi! Ho semplicemente reinterpretato nel mio stile di disegno i loro tratti fisici, spero di esserci riuscita bene! Per il character design naturalmente mi sono basata sulle decine di foto che posseggo e vedendo film e interviste per coglierne le espressioni durante i dialoghi.
Sono rimasto impressionato dall’umanità dei personaggi, dalle loro fragilità. Non sapevo che Mel Brooks avesse un così brutto rapporto con la critica. Io, probabilmente, ho iniziato a seguirlo quando l’avevano già rivalutato… forse l’inizio del successo con la critica inizia con questo film?
Mel Brooks non ha mai avuto un buon rapporto con la critica, i suoi film (quasi tutti) sono stati spesso giudicati volgarotti e di cattivo gusto. Il pubblico però è sempre stato dalla sua parte. Probabilmente “Frankenstein Junior” è il suo film più esaltato dalla critica, diede davvero il meglio di sé come regista. Mel veniva dalla strada, è normale che il suo umorismo fosse rozzo, ma avendo avuto da sempre la passione per le arti e la letteratura è riuscito a conferire brillantezza a quell’umorismo “di pancia”, creando un bellissimo mix tra le due cose. Il suo è uno stile talmente unico e personale che è impossibile non riconoscerlo.
Negli States sanno di questo libro? Mel Brooks, che è ancora vivo, ne ha saputo qualcosa? Ti piacerebbe? … di sicuro il libro meriterebbe di essere tradotto in altre lingue.
Purtroppo non lo so se Mel lo sa. Spero venga a saperlo però, perché per me sarebbe un sogno ricevere un suo parere al riguardo. Riguardo l’estero spero anche io che esca dai confini italiani… Vedremo!
Come è nato il rapporto con la BeccoGiallo? Come hai lavorato con loro?
È nato perché mi hanno dato fiducia pubblicando, nel 2019, la mia prima graphic novel “Triplo Guaio”. Ho quindi pensato che potessi proporre anche questo secondo fumetto, e infatti l’idea è piaciuta da subito! Mi trovo molto bene perché non mi mettono paletti, ho piena libertà di scrivere e disegnare ciò che sento.
Lascia un commento