Q502. 300 anni dopo il Grande Esodo

di L'Alligatore

Recensioni
Q502. 300 anni dopo il Grande Esodo

Q502. 300 anni dopo il Grande Esodo è un libro di fantascienza edito da Stampa Alternativa per la collana Eretica, scritto da Sylvie Freddi, nuova interessante scrittrice di questo genere affascinante, spesso capace di illuminarci sul presente parlando del futuro. Già autrice di due racconti per l’esperimento narrativo dei Wu Ming Tifiamo Scaramouche, aveva esordito, sempre con la mitica casa editrice di Baraghini, nel 2016, con la raccolta di racconti Caffè Paszkwosky.
Con questo nuovo romanzo, ambientato su Marte in un futuro meno lontano di quanto si possa credere, ci fa fare un viaggio avventuroso accompagnati dal detective Dylan, incaricato di trovare una ragazza scomparsa dalla nascita. I destini dell’umanità, divisa in caste, si intrecciano in modo liquido, tra storie del passato e miti del futuro. Una realtà distopica,  in cui la privazione della libertà è stata accettata. Argomento sul quale riflettere.
Di questo e del romanzo stesso ne abbiamo parlato con l’autrice.

Come è nato il libro?
Ero stanca, impaurita, infognata in fondo a un pozzo. Ho avuto un tumore, operazione, raggi, chemio. Dovevo evadere e scollarmi dalla mia quotidianità.
Dallo scaffale ho preso Dick, Asimov, Clark, Evangelisti, Bradbury e tanti altri e li ho spalmati sul tavolo. Ho acceso il computer, aperto il sito della NASA e sono partita su Marte.

Perché un titolo così?
Nel titolo ci sono i due elementi che definiscono il romanzo.
Il primo, Q502, è l’elemento intorno al quale ruota la storia. Q502 infatti è il numero di produzione di una ragazza scomparsa anni addietro e che tutti cercano.
Il secondo elemento indica uno spazio temporale, 300 anni, che parte da un avvenimento fondante come il Grande Esodo che ha portato una piccola parte dell’umanità a migrare su Marte.

Il romanzo è ambientato su Marte, per quale motivo?
La letteratura si è sempre interessata al pianeta Marte. La sua similitudine con la terra l’ha fatta immaginare abitabile, casa di extraterrestri più o meno cattivi, “i marziani”.
In questi ultimi anni si è riaccesa l’attenzione dei governi per le missioni spaziali, in particolare su una possibile colonizzazione di Marte.
Quindi alla fine l’ambientazione su Marte è sembrata la scelta più verosimile.

Nello scriverlo ti sei ispirata a qualche romanzo o scrittore in particolare?
Le mie fonti di ispirazione sono molteplici, quando guardo un film o leggo un libro sono come una spugna e assorbo quello che mi ha colpito. Nelle storie che leggo e che vedo cerco di individuare una nuova prospettiva per osservare le dinamiche umane. Cerco come tutti di capire cosa ci muove e cosa ci trasforma.
Quando scrivo metto in atto processi di trasformazione dei personaggi e sperimento quindi sulla loro pelle questa trasformazione per capire il mondo reale che mi circonda.

Quanto c’è di autobiografico?
Quando scrivo mi immedesimo nei personaggi ed è spesso doloroso perché mi costringe ad affrontare i miei demoni.
Ogni scelta di parole e di situazioni che un autore compie deve provenire da una necessità che nasce dal vissuto personale altrimenti rischia di non essere credibile.

Progetti futuri?
Sicuramente continuerò a spaziare nel mondo che ho costruito con Q502.
Nel frattempo, sto mettendo insieme un’altra raccolta simile a quella di Caffè Paskwosky, mia precedente pubblicazione.