Sono GattodiM@#*£ e disprezzo gli umani.
Vivo al quarto piano di un appartamento a Milano.
Sono cresciuto in casa, non ho mai visto la strada, né un topo.
Non sono neanche mai uscito a saltellare sui tetti come ogni gatto che si rispetti.
Mi credono sornione, si sbagliano.
Non sopporto quando mi parlano con la vocina, quando
invitano amici a casa mia, quando mi disturbano.
Non graffio.
Se proprio mi girano soffio, come fanno in città tutti quelli nervosi.
Gli umani? Pfff, che ne sanno – loro – di felinità: mia madre è una tigre, mio padre un giaguaro. Gli umani, dicevo, mi piace sfinirli con richieste di crocchette… che devono essere bio, rigorosamente bio: in realtà mi fanno schifo, ma sai che dispetto.
I loro avanzi non li mangio, sono di città.
Credono che io abbia sette vite ma ne ho solo una: unica e tutta su questo divano.
In casa comando io, è l’unico vantaggio di non essere un gatto selvatico: fare il Re.
Comando io, con uno sguardo.
Faccio fusa diplomatiche… Sì, sono un ruffiano.
Gli faccio la pipì sull’asciugamano, se non mi fanno sentire il Re.
Non regalo compagnia: me ne sto là, a farmi i cavoli miei. Li ho abituati così.
Gli impelacchio la vita.
Occupo le zone migliori del letto e del divano.
Ma loro mi adorano.
Ah, gli esseri umani…
Quello che vive con me (l’umano, intendo) mi ha fatto vedere su Instagram una gatta di strada di Istanbul: la amo.
Per lei un giorno mi sono messo in posa e l’umano mi ha fatto una foto.
Ora vivo nella speranza che lei mi veda, quindi passo il tempo a spararmi pose: a ogni like sembra che lei si avvicini…
Si fa per dire, perché Istanbul è lontana.
E quassù dal quarto piano ancora di più.
Riuscirà GattodiM@#*£ a incontrare la sua amata?
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