
Come dicevamo l’altro giorno gli editori, poverini, non sanno più come venderli questi libri, che nessuno li vuole più.
E questi editori, fra l’altro, non riescono a capacitarsi del motivo per cui la gente preferisce vedere le puntate di Game of Thrones invece di leggere un romanzo di Scurati. Questa cosa li manda proprio nei matti.
Di recente, ad esempio, l’editore Mondadori ha pensato che forse la gente non legge più libri perché si è stufata del libro, come oggetto, che effettivamente è sempre lo stesso da centinaia d’anni.
Allora ha inventato una cosa nuova, presentata come “La soluzione perfetta per chi persegue il piacere della lettura su carta nelle pieghe di uno stile di vita sempre più incalzante e dinamico”. (Vabbè, se invece de “il piacere della lettura su carta” c’era “il benessere dell’intestino” andava bene anche per Activia, ma lasciamo perdere.)
Accipicchia, mi son detto, acciderbolina, ho pensato, se l’editore Mondadori dice che è la soluzione perfetta sarà vero, magari si tratta di una soluzione tecnologica alla Johnny Mnemonic, tipo un’interfaccia che tu ti infili i libri in una presa e zac!, in dieci secondi li hai tutti assimilati.
Questa soluzione perfetta della Mondadori si chiama Flipback e a essere onesti non è neanche della Mondadori ma di un editore olandese, non importa, se le cose rivoluzionarie le inventano in Olanda, uno giustamente le va a prendere là.
Il fatto è che tutto preso dall’euforia per questo nuovo modo di leggere, quando mi sono trovato davanti alla soluzione perfetta della Mondadori ci sono rimasto un po’ male perché, a parte che si tratta di normalissimi volumi di carta, questi Flipback somigliano come formato a dei biglietti di auguri, o a dei piccoli calendari un po’ tozzi, e si sfogliano proprio come i calendari, cioè dal basso verso l’alto.
“È questa la grande novità?” ho pensato.
“E dovevamo andarla a prendere in Olanda?” mi sono autarchicamente chiesto.
(Che poi, a essere sinceri, sembra proprio una di quelle idee ad alto tasso di THC che ti possono venire in mente in un coffee shop: “I libri che si sfogliano… si sfogliano dal basso verso l’alto… minchia non ci aveva mai pensato nessuno, SONO RICCO!!!”)
Fra l’altro, nel presentarli, il responsabile dei Flipback ha detto “Si tratta di splendidi oggetti, sono addirittura cuciti” e a me è venuto da pensare “Ma sei la Mondadori o la Singer?”. Boh.
Comunque, dice che si possono sfogliare con una mano sola. Così con l’altra puoi continuare a guardare lo smartphone.
D’altra parte, gli editori – che, ricordiamolo, sono ormai ostaggio di uffici vendite e marketing per i quali l’unica differenza fra un libro e un prosciutto è che il libro non lo puoi vendere a fette – quando si tratta di fare qualcosa per promuovere la lettura, tirano sempre fuori delle idee muffite che girano intorno al solito messaggio: “Se leggi diventi intelligente, se non leggi resti un ignorante”. Tipo questa.
Hai capito? Un libro ti accende, mentre
Uno slogan del genere, fatto proprio col pilota automatico, non appena in TV appare il neurone di Briatore che dice qualcosa sempre riconducibile al concetto di “più studi, meno guadagni e meno fica becchi”, si dissolve come una scoreggetta in un bosco di sequoie centenarie.
E questo genere di messaggio, che ha sempre questo retrogusto un po’ antipatichello e ricattatorio e in cui la lettura non è mai presentata come qualcosa di piacevole ma solo di funzionale – la medicina dal sapore un po’ cattivo che però fa tanto bene – non mi sembra esattamente il miglior messaggio da mandare in un momento come questo.
Così, alla fine, non c’è da stupirsi più di tanto se RCS decide di allegare ai libri dei buoni benzina.
O Sperling & Kupfer lancia un concorso per vincere dei weekend naturistici.
O una catena di librerie lancia una promozione che richiama le lotterie nazionali.
Ormai, qualunque cosa sembra essere lecita pur di vendere i prosciutti libri.
Che poi, insomma, cari editori, se i libri devono essere portatori di Cultura, volete almeno mettervi d’accordo su come cazzo si scrive ‘sta cosa? O no?
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