Superman al contrario

di Alessia Gemma

Recensioni
Superman al contrario

Marina Viola è la figlia di Beppe Viola. Marina Viola è una scrittrice. Marina Viola è una un’emigrata Italiana in  America.

Marina Viola è anche una nostra collaboratrice e fortunatamente ci ha tolto dall’imbarazzo scrivendo un libro che è bello, possiamo parlarne bene allora! Marina Viola è una mamma. Marina Viola è una simpatica vera.

Il suo ultimo libro ci parla di Luca, il primo figlio avuto con Dan negli Stati Uniti. Marina è milanese per religione, ma se ne è andata negli Stati Uniti tanti anni fa. Ora da là guarda noi amici e conoscenti compaesani dalla finestra di Facebook e ci saluta dal suo aggiornatissimo blog, annunciato ogni settimana dalla newsletter. 

Il libro di Marina, Storia del mio bambino perfetto ci racconta in modo semplice, normale, ironico e poetico la cosa più comune e difficile del mondo per una donna: l’amore reale, quello nudo e crudo, senza retorica, quello per un uomo di un altro mondo, quello per una terra abbandonata, quello per Luca, il suo bambino perfetto, definito quasi sempre down e autistico, a volte handicappato di merda, mai ragazzino.

“Il mondo di Luca è quello degli handicappati, delle persone che non sono fighe, o brillanti, o di successo. […] Ho provato per anni un dolore allucinante nell’ammettere che lui, mio figlio, faceva parte della schiera degli sfigati, degli esclusi della nostra società. […] Luca, lo dico sempre, avrebbe bisogno di una segretaria.”

Il libro certo, lo vedi anche in copertina, è tutto per Luca, il primogenito di Marina e Dan, il fratello più grande di Emma e Sofia. Il Superaman al contrario, come scrisse Marina una volta in Facebook. Nel frattempo ci parla anche delle scelte di una donna di andarsene lontano, via da un posto e persone che amava, per un uomo bellissimo, diventando per sempre né di qua né di là. La scelta di fare un figlio, che è sempre incerta e diventa devastante quando il figlio non è per niente come lo volevi, come doveva essere. Mi fa tornare in mente la frase che mi disse la mia amica incinta: “Oggi con tutti i controlli e la prevenzione e i manuali, le mamme moderne, blog, forum, specialisti, che girano, t’impongono il figlio perfetto, ancora prima che nasca.”.

Marina ci parla allora degli stronzi, della società che è inevitabile, quindi va gestita. Delle altre mamme. Della forza e della debolezza nell’affrontare un mondo diverso, non socialmente perfetto ma emotivamente sconfinato, degno di un romanzo. Del sistema americano nella cura di Luca, e immediato è il paragone che ti viene da fare da qua, dall’Italietta… Sarebbe stato tutto diverso: se Marina fosse rimasta in Italia, se Luca non fosse stato Luca. Diverso poi, te lo conferma Marina pagina dopo pagina, non è sempre meglio, non è sempre peggio. Diverso, semplicemente, è. Come tutti.

“Luca è felice.

Luca ama la musica, ma non tutta.

Luca ride quando sua sorella Emma gli canta le canzoncine dell’asilo, e ascolta diecimila volte al giorno The Bear Cha-cha-cha e la colonna sonora del film dei fratelli Coen, Oh Brother, Where Art Thou?

Luca ama il computer e l’iPad, soprattutto YouTube: ha imparato a usarli da solo in maniera magistrale, navigando sul sito senza saper leggere né scrivere. In compenso non sa allacciarsi le scarpe, o farsi la doccia da solo, o tagliarsi la carne, o stare in casa senza un adulto.

Luca ha paura di andare dal barbiere.

Luca sorride sempre.

Luca tocca i capelli delle persone, anche quelle che non conosce, e poi si siede sulle loro ginocchia perché vuole condividere con loro la canzone che sta ascoltando.

Luca non ha mai imparato a classificare i colori, e odia disegnare.

Luca non sa scrivere.

Luca ogni tanto si caga addosso e, se lo fai ridere di gusto, si piscia anche.

Luca ha rubato il cuore di tutte le sue terapiste, tanto che alcune di loro ci mandano email ancora adesso per sapere come sta.

Luca ama Lola, il nostro boxer, ma non sembra affatto interessato a Oscar, il nostro golden retriever.

Luca ama il budino al cioccolato, la pasta e le patatine fritte. Odia il freddo e i broccoli e farsi lo shampoo.

Luca sta imparando a usare la tastiera al computer, e ha imparato, da solo, a leggere le parole che per lui sono più importanti: computer, all done, Fly Me to the Moon, Sting, iPad e goldfish.

Luca non capisce le regole sociali e, se gli viene voglia di abbracciare un passante, lo fa.

Luca ama ballare, e il suo stile è sempre lo stesso: saltella in circolo ridendo.

Luca non ha nessuna voglia di imparare ad andare in bicicletta, o di incontrare la donna della sua vita.

Luca non ha il senso del pericolo, il senso della proprietà privata, il senso dell’intimità.

Luca, quando è stanco di camminare, si siede per terra e da lì non si muove.
Luca, da quando aveva quattro mesi, ha una terapista che viene a casa sua tutti i giorni, e lavora con lui fino all’ora di cena.

Luca non è mai riuscito a conquistarsi i suoi nonni americani, che non sapevano come comportarsi con lui e allora lo hanno sempre ignorato.
Luca ama incondizionatamente e non teme il rifiuto degli altri.

Luca quando si arrabbia tira i capelli suoi e di chi gli sta attorno e si dà i pugni in testa.

Luca mi ha insegnato a entrare in una realtà diversa, e a essere felici in un’altra dimensione.

Luca è la persona più vulnerabile che io conosca, e se lo picchiano o lo trattano male non è capace di dirmelo. Luca non sa che nel mondo c’è chi ammazza, chi violenta, chi s’innamora, chi fa alpinismo, o cucito.
Luca ama mia mamma e quando lei lo chiama sweetie lui sorride.

Luca è un altro tipo di creatura, non è umano.

Luca è una persona difficile con cui andare a fare la spesa, o al cinema, o a fare un viaggio.

Luca vive il suo essere diverso in completa serenità, e se ne infischia delle facce strane che fanno le persone al ristorante quando lui si alza e gli ruba le patatine dal piatto.

Luca ha una molla di metallo in una vena appena sopra il cuore, una cicatrice lunga sulla pancia e dei tubetti nelle orecchie. Però non ha più le tonsille.
Luca non è capace di parlare; dice solo poche parole che gli servono per i suoi bisogni primari.

Luca non ha amici della sua età.

Luca ama spacchettare i regali a Natale, e ruba anche quelli delle sue sorelle.

Luca ha rotto migliaia di occhiali e, in ogni città in cui abbiamo vissuto, il suo migliore amico rimane senza eccezione l’ottico della zona.

Luca a volte piange ma non sappiamo il motivo. Luca ama James Taylor.
Luca ha una memoria pazzesca.

Luca, diceva una fricchettona, vede gli angeli.

Luca è particolarmente bello, anche se ha le orecchie
piccole.

Luca torna a casa da scuola, si toglie lo zaino e la giacca, li lascia per terra in sala e dice: «Upstairs».

Luca crede ancora a Babbo Natale, che quest’anno gli ha portato un rasoio elettrico, un gioco per bambini piccoli e l’iPad nano, con cui dorme.

Luca a volte viene nel lettone e vuole le coccole, e poi si addormenta e io non mi muovo per non svegliarlo. Luca è la persona che stimo di più al mondo, ma anche la più difficile.

Luca è amore puro, senza filtro.

Luca viene identificato come autistico e affetto da sindrome di Down e autismo, ma mai come ragazzino. Luca è il mio fiore all’occhiello.”