
Ci sono giorni (in alcuni casi anni) in cui avrei voluto esserci. Mi spiego meglio.
Avrei voluto esserci nel 1532 quando i valdesi aderirono alla «Riforma protestante» nata da personalità come Lutero e soprattutto Calvino e quando il 17 febbraio 1848, dopo sanguinose persecuzioni, ottennero i diritti civili per volontà di re Carlo Alberto. In Italia, oggi, i valdesi sono circa 30mila e io, oggi, sono molto orgogliosa di essere valdese.
Avrei voluto esserci il 14 luglio 1789 a Parigi, quando i cittadini francesi che da mesi vivevano in uno stato di miseria, presero La Bastiglia. Conoscendomi, magari, in quell’occasione, avrei incontrato anche Lady Oscar (o chi per essa) e più che sfidarla a duello, ci avrei provato e l’avrei invitata a cena, naturalmente a mangiare solo pane e brioche. Avrei perso la testa per lei e, non dimenticando che la ghigliottina in quel momento era l’oggetto più usato dopo la spada, non credo che l’avrei persa solo metaforicamente.
Avrei voluto esserci nel 1871 quando Antonio Meucci ha brevettato un apparecchio, chiamato telettrofono, che permetteva di comunicare a distanza e quando alla fine del 1895 Guglielmo Marconi è riuscito ad emettere segnali radio per un miglio cambiando, con la sua invenzione, la storia dell’umanità. Senza telefono e radio che vita sarebbe?
Avrei voluto esserci nel 1928 quando Alexander Fleming ha scoperto la penicillina. Avrei voluto esserci perché è stata una scoperta fondamentale per lo sviluppo della medicina e poi perché io sono un’appassionata di medicine e se tornassi indietro studierei per diventare farmacista.
Avrei voluto esserci il 27 giugno 1969 quando la polizia irruppe nel bar chiamato “Stonewall Inn”, un bar gay in Christopher Street nel Greenwich Village. Avrei voluto esserci perché l’episodio è considerato simbolicamente il momento di nascita del movimento di liberazione gay moderno in tutto il mondo e per questa ragione il 28 giugno è stato scelto dal movimento LGBT come data della “giornata mondiale dell’orgoglio LGBT” o “Gay Pride”.
Insomma ci sono giornate particolari (semi citando Una Giornata Particolare il capolavoro cinematografico del grande Maestro Ettore Scola da poco scomparso) in cui avrei voluto esserci, ma ci sono anche giornate in cui posso e potrò dire con orgoglio: io c’ero.
Il 23 gennaio 2016 è uno di questi giorni. In occasione della discussione in Senato del disegno di legge sulle unioni civili (slittata al 28 gennaio) le associazioni nazionali Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Mit (Movimento identità transessuale) hanno chiamato a raccolta gli attivisti e le attiviste portando con sé orologi e sveglie per suonare, appunto, la sveglia a un Paese che attende da troppo tempo, ormai, il riconoscimento dei diritti delle persone Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). E’ un evento storico, una mobilitazione nazionale che coinvolge circa ottanta città italiane contemporaneamente. Non era mai successo prima e allora non posso, non voglio, non possiamo, non dobbiamo mancare.
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