
La famosa (?) festa del Ringraziamento si festeggia il terzo giovedì di novembre: è il giorno della strage di tacchini, che in ogni casa americana vengono farciti e messi nel forno a 180 gradi per ore e ore.
L’origine di questa festa risale ai nativi americani che, prima di capire che i bianchi avevano intenzioni serie, li invitarono a cena e li salvarono dal freddo e dalla fame, offrendo appunto un bel tacchinazzo selvatico, che qui ce ne sono tanti quanti i piccioni in piazza Duomo. Infatti non ho mai capito perché i bianchi non ci avessero pensato loro a fare un bel fuocherello e tirare il collo a questi animali bruttissimi che non fanno pena a nessuno. Ma transit.
Poi i bianchi, con lo stomaco bello pieno e i guanti di pelle, hanno rubato: la terra, la tranquillità, la cultura orale dei nativi, l’idea dei capelli lunghi che negli anni Sessanta si chiamavano capelloni e piacevano tanto, il trucco, il concetto, che riscosse successo mondiale, dei film con gli indiani e i cowboy, il rispetto per la natura, l’idea del tacchino e la ricetta che siamo ancora qui a farcirlo adesso.
Sono in America da anni e ancora non ho capito bene cosa voglia dire ‘festeggiare il Thanksgiving‘: vedo però i miei felllow Americans sparapanzati sui divani, anche loro farciti di cibo e vino davanti a una partita di football, e credo che siano grati di questo momento di nirvana raro in un mondo capitalista e d’azione come il loro.
Anche io, però, ho delle persone (o entità che siano) da ringraziare, e ho pensato di metterle per iscritto:
– ringrazio iddio, la madonna o soltanto i cromosomi di mio padre per essere nata femmina, che avremo anche le mestruazioni che son due palle, ma non cambierei per nulla al mondo
– ringrazio Dan, mio marito, per accontentarmi ogni volta, per la colazione a letto il giorno del mio compleanno, per la pazienza e per le scarpe col tacco nere che mi servivano proprio
– ringrazio la supplente di latino delle superiori, che mi ha insegnato a fumare le sigarette alla menta negli ultimi posti del pulman che ci portava in Lazio (adesso non le fumo pi’¨alla menta, che fanno male)
– ringrazio quelli che importano robe italiane in America, per non aver ancora importato i maron glacé che non posso ingrassare proprio adesso
– ringrazio chi (e non so chi sia) ha inventato i reggiseni a balconcino, che per chi è over 40 fanno la loro porca figura
– ringrazio anche (già che ci siamo) chi ha inventato gli assorbenti con le ali. Non avete idea della rivoluzione che hanno portato nel genere femminile
– ringrazio i miei figli, che hanno imparato che quando mi chiedono una cosa dicendo ‘mamma cara, bella e magra’ ottengono tutto quello che vogliono
– ringrazio mia madre, per avermi insegnato, tra le altre cose, a lavorare a maglia
– ringrazio il mio amico Richard Bonanno per ridere (quasi) sempre delle mie battute e per invitarmi a pranzo almeno una volta la settimana
– ringrazio infine (dulcis in fundo) voi della smemo, su cui posso contare ogni mercoledì, che almeno sto fuori dai guai quelle due ore
Amen.
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