Tarantino è più affettuoso del solito (con DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie)

di La Redazione

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Tarantino è più affettuoso del solito (con DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie)

C’era una volta a Hollywood è ambientato nel 1969, un anno di vera svolta per la società americana e in particolare per il cinema: la fine di un’era, quella della Hollywood conservatrice, e l’inizio della Hollywood progressista e un po’ fuori di testa. La New Hollywood.

Il 1969 è un anno di grandi speranze, ma soprattutto è un anno di passaggio. Al cinema c’è Hello, Dolly!, un musical classico con la regia di Gene Kelly, ma anche Easy Rider, il manifesto del nuovo cinema indipendente, simbolo della controcultura, road movie per eccellenza. L’avvento della Nuova Hollywood avrebbe portato al successo Scorsese, Coppola, Spielberg, e anche il signor Roman Polanski, che è una scheggia di questo film.

Nel senso che i giorni in cui è ambientato C’era una volta a Hollywood sono quelli intorno al 9 agosto del 1969, cioè intorno alla notte in cui l’attrice Sharon Tate, moglie di Polanski, incinta di otto mesi, fu uccisa insieme a 4 amici nella sua casa sulle colline di Hollywood. Mandante di quegli omicidi, Charles Manson. Esecutori materiali, cinque seguaci della setta che aveva messo in piedi, la Manson Family.

Quel fatto di cronaca ha colpito l’immaginario collettivo degli americani in modo indelebile. Il 1969 era l’anno degli hippy, l’anno delle proteste contro la guerra del Vietnam e la presidenza di Richard Nixon, l’anno che seguiva gli assassinii di Robert Kennedy e Martin Luther King. Un momento in cui la violenza e la politica erano indissolubilmente legati, e la violenza era in qualche modo normalizzata nella testa del popolo americano. Per alcuni la violenza di Manson era un pezzo di questa controcultura, un gesto che aveva un significato politico. Per alcuni Manson era una specie di rivoluzionario. Insomma, è una storia complicata, che in ogni caso sarebbe meglio trattare con delicatezza, no? Ecco, Quentin Tarantino non la tratta affatto con delicatezza, ma nonostante questo la tratta con affetto e oserei dire perfino con rispetto.

C’era una volta a Hollywood è pieno di cose, di riferimenti, di significati secondi. Ma quello che vedi al cinema basta e avanza. Bastano Leonardo Di Caprio, Brad Pitt, Margot Robbie, una marea di attori pazzeschi.

È un film fondato sulla nostalgia: racconta il periodo in cui Tarantino ha i primi ricordi legati al cinema della sua vita. Nel 1969 aveva sei anni, e si era trasferito con la madre – giovanissima – a Los Angeles. Lui dice che si ricorda l’arrivo in città, la visita alla Walk of Fame sull’Hollywood Boulevard. Il momento in cui inizia ad assorbire tutto il mito estetico di Hollywood, fatto di attori e maestranze, ville con piscina e macchine gigantesche. Ecco perché c’è una cura estrema nella costruzione di ogni immagine, e un grande affetto nei confronti del cinema e di chi lo fa. La nostalgia, insomma, è fatta bene. E la nerditudine, se capite cosa intendo, è funzionale al divertimento, non ci mette i bastoni tra le ruote. Il resto sono le solite cose: le mascelle degli uomini e i piedi delle donne. Il ragazzo è lievemente feticista, ma non possiamo fargliene una colpa. Del resto, non possiamo che essere invidiosi del signor Quentin Tarantino e del mestiere che fa.