Tartarughe da record: le avventure di una specie straordinaria

di Mia Canestrini

Sei una bestia - Storie di Smemo

Per questo secondo appuntamento di “Sei una bestia“, la rubrica su Smemoranda.it dove vi parlo di lupi e altri animali, mi sono ispirata all’avventura vissuta dall’amico Laurent Sonet pochi giorni fa.

Navigo annoiata sulla homepage di Facebook e vedo Laurent immortalato in un video che sembra girato in India durante un monsone. Un piccolo gruppo di uomini si agita intorno a quella che sembra una barricata di teli e sacchi di sabbia su una spiaggia battuta da vento, onde altissime e pioggia, una vera tempesta dalla quale vogliono evidentemente salvare qualcosa, immersi nell’acqua con tutti i vestiti ancora indosso.

È la spiaggia di Pesaro quella battuta dalla mareggiata e il disperato tentativo di salvataggio è rivolto al nido di una tartaruga Caretta caretta, una specie in rapida diffusione e aumento nel mare Adriatico che però non aveva mai nidificato così a nord. Purtroppo, nonostante sia stata stimata la presenza di almeno 70.000 tartarughe Caretta in Adriatico, i loro tentativi di riprodursi hanno un successo non scontato.

Le tartarughe infatti usano le spiagge per deporre le uova, ma quelle italiane non brillano per spazi destinati alla nidificazione degli animali, tra stabilimenti balneari, attività turistiche e concerti. Non tutte almeno. Il rischio che qualche curioso calpesti o distrugga i nidi di tartaruga è molto alto e questi vanno presidiati giorno e notte dai volontari per tutta l’estate. Fortunatamente l’intervento di Laurent e dei suoi amici ha portato al salvataggio di 29 tartarughini appena nati, del peso di pochissimi grammi, e di oltre 50 uova che sono state messe in incubatrice.

Come mai una tartaruga si sia spinta su una spiaggia così a nord a fine luglio è ancora un piccolo mistero, ma potrebbero centrare i cambiamenti climatici e l’aumento della temperatura del mare Adriatico. Insomma, come al solito c’è sempre il dubbio che dietro il comportamento anomalo di un animale ci sia quello anomalo dell’uomo.

A decidere chi nascerà maschio e chi femmina è la temperatura della sabbia, dunque la profondità della buca e la posizione dell’uovo, più o meno in profondità. Anche in questo caso il surriscaldamento del Pianeta potrebbe giocare a sfavore delle tartarughe alterando l’equilibrio tra i due sessi nelle nascite. Più la sabbia è calda più femmine nascono. Il mondo delle tartarughe diventerebbe come una gigantesca puntata di Uomini e Donne, con un tartarugo tronista assediato da migliaia di femmine. Parapappaparara e le tartarughe ventenni escono dall’acqua sfilando con un’alga in bocca. Le tartarughe non sono forse delle gran bellezze ma sono animali straordinari e dalla goffaggine solo apparente.

Per diventare mamme le Caretta impiegano circa 20 anni e tornano sempre nella spiaggia dove sono nate per deporre a loro volta le uova. È merito dell’imprinting ricevuto al momento della nascita da quella spiaggia e quelle acque accoglienti ma anche di un meccanismo più incredibile, quello della loro capacità di lettura del campo magnetico terrestre.

tartarughe-uova

Pesanti pochi grammi, i tartarughini prendono la via del mare ed escono dal Mar Mediterraneo per girovagare anni nell’Oceano Atlantico, percorrendo migliaia di km tra mille pericoli e sfide e diventando così adulti. Arrivano a pesare oltre cento chili ed è proprio il peso a renderle tanto impacciate quando si muovono sulla terraferma, tanto che una volta mi è capitato di doverne aiutare una a rientrare in acqua. Era rimasta bloccata nel suo stesso nido e sono occorse quattro persone per riuscire a salvarla.

Pronte per deporre le uova, sono minuscoli cristalli di magnetite contenuti nel cervello a servire loro da bussola, orientando il loro viaggio verso il luogo in cui sono nate tanti anni prima. Le modificazioni naturali del campo magnetico terrestre fanno sì che i luoghi di nidificazione negli anni possano un po’ cambiare e che nuove spiagge vengano utilizzate dalle tartarughe.

Insomma, tanto lente sulla terraferma quanto incredibili e coraggiose nuotatrici in mare! Un po’ come se noi, appena venuti al mondo, venissimo lanciati nella sabbia e arrancando dovessimo scavare per uscire dalla buca (un tartarughino ci mette fino a 4 giorni!) e poi buttarci in acqua e cavarcela da soli, tanti saluti e grazie eh mamma! Spesso durante la schiusa delle uova gabbiani e altri uccelli marini si affrettano a catturare più tartarughini possibili, più facili da mangiare perché ancora molto teneri, per questo i tartarughini corrono come pazzi verso il mare e probabilmente quando lo raggiungono fanno anche il dito medio.

A me è capitato di vedere una scena così in Oman, a Ras al Jinz, qualche anno fa. Lì a deporre le uova sono oltre 20.000 enormi tartarughe di diverse specie, verdi, olivastre, embricate e liuto. Durante la notte le uova si schiudono a migliaia e questi piccoli pirati dei mari si affrettano a raggiungere la riva per buttarsi in acqua, attratti dal luccichio delle onde. Purtroppo la luce dei villaggi a volte li confonde e li attira verso le abitazioni, così gli abitanti più sensibili li raccolgono nei secchi e li riportano sul bagnasciuga, anche perché se no ti entrano in casa ed essendo centinaia bisogna spazzarli con la scopa e non è proprio agile la faccenda. È quello che con tanta emozione ho fatto anche io! No, non spazzare tartarughe, liberarle in mare.

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Ho preso il mio primo tartarughino tra le mani pescandolo tra decine che si agitavano nel mio secchio blu, su questa spiaggia immensa e buia dell’Oman, illuminata solo da qualche miliardo di stelle, e ho pensato a quanto sia forte la vita e immensa la possibilità che ha l’uomo di aiutarla a esprimersi. Ho appoggiato il mio tartarughino in acqua con un po’ di titubanza, ma lui – o forse lei – ha agitato le zampette a pinna che neanche un motoscafo ed è sparito nel nero delle onde.

La mattina dopo un cane randagio giallo come la sabbia girovagava tra i nidi ormai vuoti masticando in qua e là qualche uovo non schiuso. Mi sono affrettata a raccogliere i sacchetti di plastica e i resti di reti da pesca che giacevano vicino alla riva e ho pensato a quanto potremmo fare per evitare di inquinare mari e oceani, di quanto potremmo fare e quanto basterebbe poco. Di quei sacchetti non raccolti chissà quanti sono finiti in mare e sono stati scambiati per meduse dalle tartarughe.

Quando una tartaruga mangia un sacchetto di plastica il suo destino non è dei più rosei, così come quando resta impigliata nelle reti da pesca. Sono centinaia di migliaia le tartarughe che muoiono così ogni anno, non è assurdo? Quanto al mio secchio di tartarughini disorientati, spero che la maggior parte di loro ce l’abbia fatta. Ora avranno circa 12 anni e considerata la specie hanno ancora 20 anni davanti prima di tornare su quella spiaggia dell’Oman a deporre le loro uova. Chissà come la troveranno, se invasa dal cemento o deserta come un tempo.