Ted Lasso è l’allenatore di cui abbiamo bisogno

di Redazione Smemoranda

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Ted Lasso in due anni ha conquistato il pubblico di mezzo mondo, e una carriola di premi tra Emmy, Critic’s Choice e Golden Globe. E questo nonostante si tratti di una serie comica – sappiamo bene che la critica preferisce i drama – e sia stata lanciata abbastanza in sordina da una piattaforma non molto diffusa come Apple TV. Eppure molti si sono innamorati di questa storia scritta e interpretata da Jason Sudeikis, attore comico a lungo nel cast di Saturday Night Live, nei panni di un allenatore di football americano che finisce ad allenare una squadra di calcio della Premiere League inglese.

Facile indovinare che per il coach Lasso i problemi cominciano subito: non capisce la regola del fuorigioco, non conosce giocatori e allenatori del campionato in cui è sttao catapultato, ha un pessimo rapporto con la stampa e la società. In compenso, è convinto che allenare significhi aiutare i suoi giocatori a “essere le migliori versioni di se stessi, dentro e fuori dal campo“. Questa idea apparentemente naïf è forse la chiave per capire perché il personaggio sia piaciuto tanto al pubblico: in un momento storico in cui la fiction sembra concentrarsi su personaggi negativi, tormentati, cinici o semplicemente malvagi, Ted Lasso assomiglia ogni puntata di più a quello che gli americani chiamerebbero decent man: un brav’uomo.

Di più, come hanno giustamente sottolineato i critici oltreoceano, la personalità di Lasso contrasta in modo netto con l’ambientazione sportiva, come rappresentasse un antidoto alla mascolinità “tossica” che lo circonda. Tipo, avete presente Al Pacino in Ogni maledetta domenica? Ecco, è esattamente il contrario. Ma tutto questo ovviamente conterebbe poco, se Ted Lasso non facesse ridere. E Ted Lasso, per fortuna, fa molto ridere.