Vaia: una cassa dritta nell’anima della natura

di Laura Giuntoli

Attualità - News

Nel 2018 le foreste delle Dolomiti sono state colpite dalla tempesta Vaia, che ha distrutto circa il 3% della superficie forestale del territorio. Più di 42 mila ettari di zone boschive del Triveneto sono state rase al suolo causando la più grande catastrofe forestale italiana degli ultimi 50 anni che ha sconvolto la conformazione delle aree interessate, sia della flora che della fauna.


Poteva nascere qualcosa di buono da tutto questo? Ebbene sì. Ci hanno pensato Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo, tre imprenditori under 30, con una start up. Si chiama Vaia proprio come la tempesta, e nasce per restituire quanto tolto alla natura attraverso il design d’azione, come lo definiscono gli stessi fondatori del progetto. Design d’azione perché agisce direttamente sul territorio e, soprattutto, sul modo di intendere il rapporto tra il lavoro dell’uomo e le risorse naturali. L’obiettivo iniziale di Vaia è creare un modello circolare e sostenibile di business: da un lato recuperare le materie prime e dall’altro restituirle all’ecosistema compromesso senza pesare sul territorio e sul fabbisogno di risorse naturali. Questo modello è applicabile ogni qual volta ci sia un problema ambientale, uno spreco o un’emergenza dovuta al cambiamento climatico, attraverso la produzione di oggetti di design che non compromettano l’ecosistema e che siano funzionali a riqualificare i territori colpiti.

Il risultato di questa filosofia si chiama Vaia Cube, una cassa di legno “passiva” che permette di amplificare quanto si sta ascoltando con il proprio smartphone senza l’uso di alcun tipo di energia. “Volevamo trovare una soluzione concreta alla problematica di tutti questi alberi abbattuti e ormai inutilizzabili per le grandi strutture” – spiega Federico Stefani, co-founder di Vaia – “Da qui l’idea di usare quel legno, considerato ormai inutilizzabile, per creare un oggetto di design che potesse anche lanciare un messaggio forte e allo stesso tempo sostenere la ripresa del territorio.”  Così Vaia recupera gli alberi sradicati dalla tempesta trasformandoli in un oggetto ecologico di design. A causa di una consistente presenza di tronchi squarciati, non era possibile costruire oggetti complessi e di grandi dimensioni. Da qui ha origine il concept di un cubo dalla forma regolare, semplice e minimale, un oggetto di uso comune che diventa speciale e unico. Vaia Cube permette di propagare in maniera completamente naturale qualunque suono inserendo al suo interno il proprio smartphone: “Per noi si tratta di una metafora forte e concreta, una cassa attraverso la quale amplificare ulteriormente il grido di aiuto della natura e mantenere alta l’attenzione sul cambiamento climatico” prosegue Federico Stefani “creando allo stesso tempo un progetto sostenibile.” La cassa viene realizzata da artigiani e falegnami locali e nelle Dolomiti il team della startup sta coinvolgendo chi si occupa delle foreste pubbliche per la piantumazione di nuovi alberi. Infatti, Il territorio oggi presenta notevoli dissesti idrogeologici ed è a rischio frane a causa della deforestazione.

La startup si fa portavoce di un ulteriore messaggio concreto: con l’acquisto di un Vaia si contribuisce a piantare un nuovo albero e far rinascere così la foresta, la prima piantumazione avverrà a inizio estate 2020.  Un primo grande risultato è stato già raggiunto superando quello che era il primo obiettivo prefissato di 5000 alberi – si è già arrivati a 5200 -, da piantare nei primi 6 mesi dalla nascita del progetto. In più Vaia fa bene anche alle persone che in quel territorio ci vivono: una parte dei ricavi è destinata alla comunità locale e ai suoi artigiani: “Stiamo combattendo per rendere il progetto quanto più economicamente sostenibile e per restituire il più possibile alla natura” – spiegano i fondatori.

Vaia Cube viene realizzato con un legno certificato caduto durante la tempesta: uno dei diversi legni utilizzati è quello dell’Abete della Val di Fassa, un pregiato tipo di abete rosso usato da sempre per costruire i violini, la cui struttura particolare permette di amplificare il suono. Un ulteriore simbolo di come un simile oggetto voglia propagare un messaggio forte e farlo arrivare ovunque in modo sostenibile attraverso il design. Il legno usato è di tipo massello ed ogni prodotto presenta un spaccatura, realizzata da un falegname con un’ascia che segue la venatura naturale del legno ormai rotto. Una scelta fatta con l’obiettivo di far capire cosa fosse successo e portare dentro le case un segno tangibile della foresta ferita. Ciò comporta che ogni pezzo realizzato sia unico: nessuno è uguale all’altro. Lo potete acquistare qui.