Venom: La furia di Carnage

di Redazione Smemoranda

Recensioni

Attori protagonisti, Tom Hardy e Woody Harrelson, doppiamente bravi: perché interpretano i loro personaggi e la loro versione super, che funziona in modo più o meno simile a Hulk – nel senso che vengono posseduti da entità aliene senzienti che vivono in simbiosi con loro e hanno il potere di trasformarli in mostri cattivi. Non quando si arrabbiano, ma semplicemente quando serve. Il che semplifica le cose rispetto a Hulk, ma in fondo è sempre lo stesso vecchio gioco della doppia personalità, con la differenza che qui la seconda personalità è molto concreta, è un vero e proprio mostro in grafica digitale.

Doppia personalità, doppio supercattivo

Si vede che gli attori si divertono molto a recitare con questa versione distorta di loro stessi. Forse anche un po’ troppo. Nel senso che poi manca tutto il resto: Venom – La furia di Carnage dovrebbe essere un film di supereroi, e invece fa un errore fondamentale, quello di non prendersi sul serio. Perché i supereroi è chiaro che fanno ridere, tutti quanti, se ci pensi. Anche Batman nelle sue storie più oscure è comunque un tizio con un costume discutibile, un cappuccio con le corna, una macchina zarra. I supereroi non sono una cosa seria. Però hanno bisogno di essere trattati seriamente per funzionare.

Il che significa darsi dei limiti. Tipo, Venom non va a una festa in discoteca per dire alla gente che lui in fondo vuole solo essere accettato. Questo vuol dire tradire ogni credibilità del personaggio. Che ovviamente è un personaggio incredibile nel senso di irrealistico, ma ha una sua credibilità. Chiaro, no?

Per fortuna c’è la scena post-credits

Poi c’è un problema tecnico: il regista Andy Serkis non riesce a costruire scene d’azione comprensibili. Serkis, lo sapete, è l’attore che recita con gli effetti speciali addosso, era quello che faceva Gollum nel Signore degli anelli, faceva la scimmia protagonista del pianeta delle scimmie. Sotto tutta quella grafica digitale, c’era lui. Quindi è una scelta che ha senso, per dirigere un film in cui i personaggi sono fatti in quel modo lì: attori veri che si trasformano in mostri digitali. Però al di là delle trasformazioni che sono belle, manca – come dire – la grammatica dell’immagine che ti permette di orientarti in una scena caotica. Nei film d’azione moderni questi sono punti fondamentali, e purtroppo qui non c’è abbastanza cura di questi particolari.

La cosa più bella di questo film, almeno per i fan della Marvel, arriva però dopo i titoli di coda. Rimanete in sala. Il problema è che la scena dopo i titoli di coda è davvero la cosa più eccitante… va anche bene, però avremmo preferito ci fosse qualcosa di interessante anche prima.