Vizio di forma

di Alessia Gemma

Recensioni
Vizio di forma

“Arrivò dal vicolo e salì i gradini sul retro, come sempre. Doc non la vedeva da più di un anno.”. Inizia così Vizio di Forma, il film di Paul Thomas Anderson. Vedetelo. 

Il titolo è già azzeccato, in un momento di film senza vizi di forma, impeccabili, magistrali, ammirabili e tutta forma (e poca emozione…) come Birdman e Boyhood, arriva lui: Inherent vice, “vizio intrinseco”, “difetto di struttura”. Una sana boccata di cialtroneria. Un film che puoi andare a vedere senza l’ansia da prestazione dello spettatore.

Vizio di Forma è dunque, in questo scenario di maestria e tecnicismo, il cazzone di turno! Ché quando io dico cazzone intendo dire Grande Lebownsky, infatti il protagonista, Larry Sportello detto “Doc” (Joaquin Phoenix), un frikkettone californiano, è un grandissimo e divertente cazzone come il Drugo.

Il gran casino però non inizia dall’amore per un vecchio tappeto, ma da una ragazza, una bellissima ragazza ex frikkettona. Quindi in questo film c’è amore e c’è fica (ho adattato il mio gergo a quello del film). Poi diventa tutto molto movimentato e misterioso e drogato. Quindi in questo film c’è anche azione e maschi. Si ride e sorride molto, perché, sarà l’effetto di tutta l’erba che c’è nel film, diventa tutto buffo, divertente, grottesco, imbranato. In questo film poi c’è pure la componente onirica e poetica: l’amata che appare e scompare come un fantasma, la voce fuoricampo dell’amica Sortilège che ogni tanto appare come angelo custode.

La storia è quella, (pare esista un primo copione con il libro sceneggiato frase per frase) di un libro (pare certo non il migliore) di Pynchon. Quindi o vedete il film o leggete il libro. O tutte e due. O nessuna delle due. Non si scappa. Questo è lo spirito del film!

Siamo in California negli anni 70, lo capisci comunque dalla prima inqudratura delle basetta di Sportello, e dai suoi sandali di cuoio. Colonna sonora Journey Through the Past di Neil Young, che è perfetta con la camicia di jeans di Sportello.

Il nemico, il poliziotto, è però il cazzone numero uno, l’alter ego del protagonista, suo nemico e amico. Spalla comica perfetta. Un vero duro, imbranato con la vita.

I dialoghi spassosi, le battute serrate e veloci rese divertentissime dalle espressioni di tutti gli attori. Quando esci dal cinema purtroppo te ne ricordi poche.

È questo un film leggero, da pop corn maxi, che appaga comunque la necessità di sentirci intelligenti mentre lo stiamo guardando.