
“Siamo scesi in migliaia in piazza, al fianco dei lavoratori. Chiediamo di essere ascoltati, chiediamo un presente con più diritti e un futuro con più certezze e meno precarietà. Riceviamo camion ed elicotteri della polizia, manganelli e lacrimogeni. Chi dovrebbe difendere i cittadini scorta i politici corrotti e delinquenti e manganella chi chiede più diritti, chi chiede scelte politiche diverse che non operino tagli sempre su scuola e sanità. Non vogliamo: il ddl Aprea, i tagli dei posti letto in ospedale, l’aumento dell’età pensionabile, l’aumento delle tasse universitarie per i fuoricorso, i finanziamenti pubblici alle università private, rivogliamo l’articolo 18. Non ci fermeremo qui. Ed io non sono una violenta, ma il 14 novembre ero in piazza, e ci tornerò perché al mio futuro ci tengo e lo voglio vivere qui, nel mio Paese“. Ilaria, studentessa di biotecnologie Università statale di Milano, Link – Sindacato Universitario sede di Milano
Sugli scontri in corso Magenta a Milano, quando gli studenti hanno tentato di forzare il blocco per arrivare agli Uffici dell’Unione Europea: “L’onda cambia direzione, la terra trema, un boato. Studenti e studentesse che corrono. Il sangue pulsa nelle tempie. Le orecchie sono fasciate da un fragoroso silenzio. RAGAZZI SEGUITE IL NOSTRO STRISCIONE. Le parole escono in automatico chiare e calme. I gruppetti di studentesse e studenti annuiscono e si mettono dietro lo striscione. RICOMPONIAMO IL CORTEO E RIPARTIAMO. Ho avuto paura? Sì. Gli studenti e le studentesse che reggevano lo striscione non hanno fatto nemmeno un passo indietro. Non avevano paura. Quando li ho guardati non sapendo ancora come fare, mi hanno sorriso. E non ho avuto il coraggio di avere paura.“ Silvia, membro del Laps- Laboratorio di Partecipazione studentesca sede di Milano
Lascia un commento