#voltomanifesto, perché la tua faccia non è solo tua

di Alessia Gemma

Attualità - News

Pare si stia andando incontro a un volto unico, ci stiamo cancellando i nostri tratti distintivi, tra un po’ di tempo potremmo avere tutti la stessa faccia e non riconoscerci più! Pensa che storia sarebbe.

A Londra ci sono chirurghi plastici allarmati dal numero di giovanissimi, anche minorenni, che chiedono interventi di chirurgia estetica capaci di farli assomigliare ai propri selfie, modificati dai filtri Snapchat o da app come Facetune e poi pubblicati sui social. La chirurgia estetica è sempre più diffusa e sono sempre più numerosi i volti artificiali che incontriamo nella vita quotidiana.

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In Giappone c’è Erica, una presentatrice televisiva robot in tutto simile a una donna.

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Lo scienziato Hiroshi Ishiguro compare in pubblico in giro per il mondo sempre accompagnato dal suo doppio: un robot manovrato da lui anche a distanza, che sembra il suo gemello e a volte si presenta ai convegni al posto del vero Ishiguro.

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Su Instagram dal 2016 spopola la cantante, modella, influencer e testimonial Miquela Sousa, una creazione digitale che in realtà non esiste ma ha veri e propri contratti pubblicitari con grandi case di moda.

Miquela-Sousa

La tecnologia deepfake permette di sovrapporre in video qualsiasi volto a qualsiasi corpo, e sta rendendo sempre più difficile da affrontare il problema delle fake news.

Il volto umano, unico e irripetibile, è ciò che permette il riconoscimento dell’Altro e quindi anche di se stessi, ma forse la sua unicità e irripetibilità sta cedendo il passo a volti sempre più simili tra loro – reali, digitali, robotici – in cui i nasi si accorciano, gli occhi si ingrandiscono e gli zigomi si alzano in modo sempre più simile.
Se la grande diversità dei volti umani è ciò che permette di riconoscere l’Altro come autonomo ma anche di accettarlo come nostro simile, se i neonati sanno cercare i volti e imparano a riconoscerli fin dai primi minuti di vita, allora il volto è cruciale per le relazioni umane e per una società coesa e inclusiva.

Ecco perché l’attivista per i diritti umani e la giustizia sociale Lorella Zanardo (autrice nel 2009 del video “Il corpo delle donne“, durissima denuncia della miseria della rappresentazione delle donne nella televisione italiana), insieme a Cesare Cantù e in collaborazione con la Fondazione Il Lazzaretto, lancia la campagna #voltomanifesto, basata sull’idea che il volto sia un vero patrimonio per l’umanità.

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In occasione dell’inaugurazione dell’edizione 2019 del Festival Peste! della Fondazione Il Lazzaretto, Lorella Zanardo ha proiettato in anteprima il nuovo video sul tema del volto e delle sue modificazioni nell’era digitale, realizzato da lei insieme a Cesare Cantù.

Cosa comportano le trasformazioni in atto per le relazioni interpersonali e per la società in generale?
Che effetto possono avere sulle nostre vite?
La scomparsa del ‘vecchio’ volto sarà senza conseguenze per la collettività?
Per riflettere insieme su queste domande la proiezione è stata accompagnata dalla presentazione del manifesto della campagna e da un dibattito aperto al pubblico moderato da Filippo Maria Battaglia, saggista e giornalista di Sky Tg 24.

Il video di Lorella Zanardo e Cesare Cantù resterà visibile anche in alcuni momenti successivi al lancio della campagna. Trovate tutte le informazioni nell’evento Facebook di Volto Manifesto, nel programma del Festival della Peste! e sul sito di Volto Manifesto.

Durante il Festival della Peste! che durerà fino a domenica 10 novembre con mostre, conversazioni e laboratori dentro e fuori la sede della Fondazione, Il Lazzaretto e il gruppo di Volto Manifesto invitano i visitatori a partecipare a #nofilters, il gioco ispirato ai temi della campagna che sfida il pubblico a compiere un gesto diverso dal solito. Invece di farsi un selfie, filtrarlo e pubblicarlo sui social, ciascuno potrà utilizzare gratuitamente e liberamente una cabina per fototessera che scatterà 8 foto per ogni partecipante e le stamperà poi in formato fototessera, senza filtri. Dopo gli scatti, si potrà scegliere se tenere per sé tutte le fototessere o lasciarne qualcuna nella bacheca al piano superiore della Fondazione.

Tra le regole del gioco #nofilters, due sono fondamentali e riguardano proprio la bacheca: nessuno potrà fotografare né condividere online le immagini esposte, le fototessere non verranno in alcun modo conservate da Il Lazzaretto e saranno distrutte al termine del Festival, insieme ai file da cui sono tratte. La bacheca sarà quindi un ritratto collettivo e insieme un archivio fisico effimero al quale prendere parte, da vedere e condividere solo nel “qui e ora” del Festival della Peste! 2019. #nofilters è realizzato grazie alla collaborazione di Dedem, sponsor tecnico di questa tappa del gioco, che da 57 anni produce e gestisce le cabine per fototessera di tutta Italia.

 

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