
Sapete come funzionano gli sparatutto in prima persona? Si vede il gioco dagli occhi del protagonista, ovviamente. E sullo schermo ci sono i nemici, altrettanto ovviamente, ma anche la vostra arma in primo piano. Ecco, Wolfenstein: The new order ha le armi più grosse e ridicole della storia dei first person shooter. Cioè tipo che possono occupare una notevole fetta dello schermo; che è quasi difficile vedere i nemici dietro il vostro lanciagranate d’oro (un’arma a caso, per dire); tipo che potete avere due armi in una volta, una per mano. E il tutto, siccome siamo in un gioco della serie Wolfenstein, per la più alta delle motivazioni: uccidere i nazisti.
Dunque, la trama è questa, potete chiamarla fantascienza storica se volete: siamo negli anni Sessanta, ma la storia è diversa da quella che conosciamo. La seconda guerra mondiale non è finita con Hitler che si spara un colpo nel suo bunker di Berlino, ponendo così fine a quello che doveva essere nelle sue intenzioni un Reich millenario e che invece è durato solo dodici anni. No, nel mondo di Wolfenstein i nazisti hanno vinto, e adesso bisogna ribellarsi, fare la rivoluzione. Che poi significa prendere i famosi lanciagranate giganti e farli fuori tutti.
Se vi viene in mente Inglorious Basterds di Tarantino, non è che siete tanto lontani da quello che è Wolfenstein: The new order. Nel senso che da una parte c’è la violenza grezza e tamarra, dall’altra una serie di quadretti drammatici, anzi melodrammatici addirittura, filmati che segnano le pause tra un momento di azione con i (l’ho già detto?) lanciarazzi giganti e l’altro.
Siccome questo è uno sparatutto vecchio stampo, non c’è il multiplayer, che se siete giocatori poco socievoli potrebbe perfino non essere un male. Però a parte questo problema, è un signor sparatutto. Ammesso naturalmente che vi piaccia l’idea dei fucili giganti. E quella di avere a che fare con nazisti molto cattivi, ma abbastanza stupidi. Perfino più della media, che è già piuttosto bassa.
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