“Cos’è meglio: essere scambiato per quello che non sei o non essere visto affatto?” si chiede Omar, il protagonista di Zero, la nuova serie tv italiana targata Netflix fuori da oggi in 190 paesi.
E prima o poi ce lo siamo chiesto tutti, quando ci siamo sentiti fuori posto, invisibili, incompresi, uno zero, appunto. Omar è un tipo timido, appassionato di manga e quando non disegna, fa il rider. In sella alla sua bici con le cuffie nelle orecchie sfreccia per la città di Milano consegnando pizze, facendo la spola tra la periferia, dove vive con il papà e la sorella, fino ai quartieri super posh del centro. Finché non scopre di avere un superpotere: diventare invisibile. Ma arriviamo al punto: Omar è nero. Ed è italiano. E lo sono anche i suoi amici. E non c’è niente di nuovo, se non fosse che questa è la prima serie tv italiana in cui i protagonisti sono italiani neri. Non sono migranti, stranieri o turisti, ma i cosiddetti ragazzi di “seconda generazione”, nati nel nostro paese da genitori immigrati, quelli che aspettano ormai da troppi anni una legge sullo Ius Soli.
Omar è uno di loro e vive al Barrio, un quartiere immaginario nella periferia di Milano sud, che nella realtà esiste davvero e si chiama Barona, l’avrete già sentita nominare nei pezzi di Marracash (che è anche nella colonna sonora della serie con “64 barre di Paura”). Insomma, i neri italiani esistono, in futuro esisteranno sempre di più e Zero è una prima finestra verso una rappresentazione migliore delle nuove generazioni. “Questa però non è una serie che parla di tutti i neri italiani in generale – dice Antonio Dikele Distefano, che oltre ad essere uno degli autori della serie ha scritto il romanzo da cui è tratta (“Non ho mai avuto la mia età” edito da Mondadori) – ma racconta di Omar, un ragazzo che nella vita vuole disegnare i fumetti. Spero che si parli di lui, oltre al fatto che è nero”. Resta che “Questa è la prima serie su italiani neri, ed è stato importante portarli su uno schermo. Quando si dice che questo paese non è pronto è perché certe cose non si vuole che accadano. Ma io ho imparato che non vince chi lo dice meglio, ma chi si racconta meglio.” E Antonio l’ha raccontato meglio, a partire da una metafora dell’invisibilità che non ha bisogno di spiegazioni, ispirata al film di Kim Ki-duk Ferro 3 e al mondo dei manga.

“Il mio romanzo spingeva a riflettere, mentre nella serie c’è anche molta leggerezza” racconta Antonio Dikele Distefano, ma la nota autobiografica è comunque sempre presente: “Mio padre è arrivato in Italia negli anni Ottanta e io sono nato nel ’92. All’epoca noi neri italiani eravamo davvero in pochi. In questa serie c’è un po’ della mia storia, ma spostata di un decennio: anch’io, come Omar, sono cresciuto fuori dal centro di Milano, fuori dal centro dell’attenzione. Omar non è il classico supereroe predestinato, ma è costretto a diventarlo per superare degli ostacoli che riguardano tutta la sua comunità. Fa il rider perché cercavo qualcosa di attuale, che raccontasse la realtà di tutti i giorni, al contrario di molte delle serie che guardo che non raccontano il mondo reale. A Milano ci sono tantissimi ragazzi rider, e la bicicletta di Omar diventa un collante tra la periferia e il centro: in bici vivi la città, la puoi osservare meglio che in auto.”
Giuseppe Dave Seke, che interpreta Omar, racconta: “Penso che Zero sia come sfondare una porta: è una grande opportunità per noi attori e può dare spazio a storie che devono ancora essere raccontate. Il mondo va molto veloce, io ho due fratelli più piccoli e per loro è normale avere un gruppo di amici misti. Oggi c’è Zero a raccontarli, ma se non ci fosse Zero ci sarebbe qualcos’altro. Tutto questo non si può fermare, è già in atto.” Per Beatrice Grannò, che nella serie è Anna, la forza di Zero è mettere al centro i temi comuni e universali: “L’amicizia, l’amore, la comunità. Perché come dice Omar in Zero il mondo comincia a prendersi cura di te se tu ti prendi cura di lui. I protagonisti sono i ragazzi di seconda generazione, ma parla di tutti noi. Per questo è già nel futuro.”

Zero ha il merito di far scontrare tra loro gli stereotipi: quelli sulle persone e quelli sui luoghi, una collisione che stravolge il modo di vedere a cui le serie italiane ci hanno abituati. Omar è un super eroe che non deve ricorrere alla forza, ma che ha bisogno di accedere alle proprie emozioni più intime per attivare il suo potere. Il Barrio è un quartiere difficile, eppure i ragazzi non vogliono scappare ma lottano per salvarlo. Il Barrio dà loro un senso di appartenenza perché l’identità italiana che loro rivendicano ha lì le sue radici. Per loro è importante essere riconosciuti non solo per la provenienza di origine delle loro famiglie, ma per il senso di comunità delle nostre periferie in cui convivono tante etnie diverse.

Zero però non è una serie incentrata sulla “diversity”, dice Antonio Dikele Distefano: “Preferisco usare il termine normalità. Solo quando sarà normale avere serie tv come questa ci sarà un cambiamento, quando i ragazzi neri lavoreranno sempre più come registi, attori, autori. Il linguaggio cambia quando le persone cambiano”. E il cambiamento è iniziato.

A scandire il ritmo di una storia “di strada”, un’importante colonna sonora che vede la presenza di grandi artisti italiani e internazionali contemporanei. Il compositore delle musiche, ideate appositamente per Zero, è Yakamoto Kotzuga. Tra i brani principali presenti nella colonna sonora, l’inedito di Mahmood che ha anche accompagnato il trailer, dal titolo Zero, scritto da A. Mahmood, D. Petrella, D. Faini e prodotto da Dardust, che chiude la serie e che farà parte del nuovo album di Mahmood in uscita in primavera. Inoltre, l’artista ricopre l’importante ruolo di music supervisor dell’ultimo episodio, per il quale ha curato la selezione musicale.
Nel primo episodio, è presente il brano Red Bull 64 Bars x Zero di Marracash prodotto da Marz, dal titolo “64 barre di Paura”, anche nel teaser di ZERO, attualmente disponibile in esclusiva su www.redbull.com/64bars. Nella soundtrack completa di ZERO si alternano i brani di artisti del più moderno e attuale scenario musicale italiano, spaziando tra rap, urban, trap e R&B: Tha Supreme con Blun7 a Swishland, Emis Killa con Fuoco e Benzina, Bloody Vinyl, Slait, Tha Supreme feat. Mara Sattei e Coez con Altalene, Madame con Voce e Ginevra con Rajasthan. Accanto ai successi nostrani anche uno sguardo al panorama internazionale con brani ricercati e multi-culturali, tra grandi classici e novità: Lil Wayne con Uproar, Alborosie con Cry, Amadou and Mariam feat. Manu Chao con Sénégal Fast Food, Nahaze con Behind e Ama Lou con Northside.
SINOSSI: ZERO racconta la storia di un timido ragazzo con uno straordinario superpotere, diventare invisibile. Non un supereroe, ma un eroe moderno che impara a conoscere i suoi poteri quando il Barrio, il quartiere della periferia milanese da dove voleva scappare, si trova in pericolo. Zero dovrà indossare gli scomodi panni di eroe, suo malgrado e, nella sua avventura, scoprirà l’amicizia di Sharif, Inno, Momo e Sara, e forse anche l’amore.

Numero episodi: 8
Creatore: Menotti
Scritta da: Antonio Dikele Distefano, Stefano Voltaggio (anche Creative Executive Producer), Massimo Vavassori, Carolina Cavalli e Lisandro Monaco
Regia: Paola Randi, Ivan Silvestrini, Margherita Ferri e Mohamed Hossameldin
Cast principale:
● Giuseppe Dave Seke (Omar/Zero)
● Haroun Fall (Sharif)
● Beatrice Grannò (Anna)
● Richard Dylan Magon (Momo)
● Daniela Scattolin (Sara)
● Madior Fall (Inno)
● Virgina Diop (Awa)
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